In città servono case popolari, non nuovi alloggi a prezzi impossibili
I dati di una ricerca del Politecnico
Politecnico: in città case popolari,
non nuovi alloggi a prezzi impossibili
I dati di una ricerca del Politecnico
Politecnico: in città case popolari,
non nuovi alloggi a prezzi impossibili
I dati di una ricerca presentati in un convegno Cisl e Sicet:
l’81% dei vani previsti dal Pgt è a edilizia libera, mentre da qui
al 2018 ne servirebbero quasi 233 mila a canone sociale
l’81% dei vani previsti dal Pgt è a edilizia libera, mentre da qui
al 2018 ne servirebbero quasi 233 mila a canone sociale
Il Pgt mobilita risorse e offerta abitativa per una domanda inesistente. I dati dicono che a Milano servono case popolari a canone sociale e non nuovi alloggi a prezzi impossibili, che resteranno sfitti o invenduti. Anche i 30 mila alloggi di housing sociale, sempre che vengano realizzati, resteranno per la maggior parte senza collocazione, perché i prezzi confliggeranno comunque con le reali capacità reddituali delle famiglie. È quanto hanno sostenuto Cisl e Sicet di Milano durante il convegno “Nessuna persona senza casa, nessuna casa senza persone”, tenutosi mercoledì presso lo Spazio Oberdan. Nel corso dell’iniziativa è stata presentata una ricerca realizzata dal Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico (a cura del professor Antonello Boatti) sul fabbisogno abitativo consolidato a oggi e, in prospettiva fino al 2018, nel capoluogo e nella provincia milanese.
I risultati hanno evidenziato una forte contraddizione, mantenuta e rafforzata nelle previsioni del Pgt di Milano, tra la tipologia dell’offerta abitativa esistente e prevista per il futuro, rispetto alla reale tipologia della domanda. Sull’offerta abitativa complessiva di circa 508.194 vani mobilitata dal Pgt (una città grande come Bologna dentro le mura di Milano), 412.792 (81%) sono di edilizia libera, 67.064 (13%) di edilizia convenzionata e solo 28.338 (5%) di edilizia sociale, peraltro non necessariamente a canone sociale. Esattamente il contrario di ciò che servirebbe, visto che la proiezione al 2018 mostra un fabbisogno di 232.912 vani di edilizia sociale, 93.136 di edilizia convenzionata e 14.764 di edilizia libera, già attualmente fortemente sovradimensionata.
I commenti
«Il modello proposto dal Pgt è sbagliato e nel breve periodo assisteremo a forme di esclusione abitativa ancora più ampie e gravi di quelle che già oggi conosciamo - ha osservato Maria Grazia Bove, segretaria della Cisl -. Avremmo voluto discutere i dati della ricerca in una situazione meno compromessa dal punto di vista delle scelte urbanistiche. Noi siamo tra quelle associazioni che hanno presentato osservazioni pertinenti e fondate al Pgt e ci sarebbe piaciuto se avessero trovato il giusto spazio di discussione istituzionale. Si è scelto, invece, un percorso diverso, francamente discutibile, sia sotto il profilo normativo, sia da un punto di vista politico, che richiederà anche da parte nostra un’attenta valutazione sulla sua legittimità».I numeri parlano di migliaia di famiglie in lista di attesa di una casa popolare che, probabilmente, non avranno mai, o che vivono l’incubo dello sfratto. «Con quale offerta abitativa si risponderà alle oltre 20 mila domande presenti nella graduatoria di Bando per le case popolari, di cui metà con un reddito ISEE/erp inferiore a 7 mila euro e l’altra metà tra 7 mila e 14 mila euro?- si è chiesto il segretario generale del Sicet, Leo Spinelli -. E agli oltre 10 mila sfratti in esecuzione in città, la maggior parte per morosità? Si tratta di famiglie, persone fatte di carne e di ossa, alle quali si deve offrire un alloggio reale, non virtuale, e dignitoso. Questa è la domanda sulla quale si deve organizzare prioritariamente una politica di offerta adeguata nella quantità e nella qualità. E non è l’offerta che il Pgt prevede di conseguire. Servono una politica e un progetto di welfare locale che assumano come discriminante le capacità reddituali reali e le condizioni sociali delle famiglie».
Cisl e Sicet hanno presentato 51 osservazioni sul Pgt, chiedendo una puntuale e corretta programmazione urbanistica che costituisca un’adeguata dotazione di aree da destinare alla realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica; preveda un’appropriata offerta abitativa pubblica in locazione a prezzi contenuti con particolare priorità per gli alloggi a canone sociale che comunque non devono essere inferiori al 40% degli alloggi da realizzare; garantisca la tutela dei quartieri storici di edilizia popolare.
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