Papa Benedetto XVI un ambientalista per amore
Inquinamento ambientale e spirituale
La doppia ecologia dei credenti
La condotta di ogni uomo deve orientarsi verso uno stile di vita più sobrio, fondato sulla negazione dello spreco e ancor più sul risparmio nell’uso delle risorse, in particolare di quelle non rinnovabili
Nel messaggio del primo gennaio di quest’anno per la Giornata Mondiale della pace, Benedetto XVI, distinguendo tra una “ecologia umana” e una “ecologia ambientale”, così si è espresso: “Se l’uomo si degrada, si degrada l’ambiente in cui vive; se la cultura tende verso un nichilismo, se non teorico, pratico, la natura non potrà non pagarne le conseguenze”.
In verità l’inquinamento ambientale riflette l’inquinamento spirituale dell’uomo di oggi. Si sta formando nella cultura contemporanea un orientamento che nega la qualificazione di “Creato” all’ambiente e interpreta scorrettamente la teoria darwiniana dell’evoluzione delle specie come negazione dell’origine divina dell’universo. Ma negazione non può essere perché l’evoluzione non esclude necessariamente la creazione. E la bellezza e l’armonia che caratterizzano figura e struttura degli uomini e di tutti gli esseri viventi presuppongono al vertice un Artista, la mano divina creatrice dell’universo.
Solo recuperando un senso e un progetto al “creato”, compito che non compete alla scienza ma alla filosofia e alla teologia, è possibile fondare una autentica coscienza ecologica.
Ecco perché il credente ha una doppia ragione di essere ecologo, quella -comune a tutti- di cittadino che rispetta e conserva il proprio habitat e quella, derivante dalla fede, di custodire e coltivare il giardino che Dio gli ha donato.
In questo quadro la condotta di ogni uomo deve orientarsi verso uno stile di vita più sobrio, fondato sulla negazione dello spreco e ancor più sul risparmio nell’uso delle risorse, in particolare di quelle non rinnovabili.
Questo vale per ogni cittadino ma soprattutto per coloro che sono preposti all’amministrazione della cosa pubblica, a livello di governo centrale e locale.
Il progressivo aggravarsi dei fatti di inquinamento dell’acqua, dell’aria e da rumore nelle principali aree metropolitane del mondo pone il problema ambientale a livello di priorità assoluta nella definizione delle politiche economiche e sociali.
Le soluzioni di questo problema non possono venire dalle riforme di uno o più settori della pubblica amministrazione ma da una profonda modificazione culturale dei rapporti tra uomo e ambiente, privilegiando l’essere sull’avere, la qualità sulla quantità. Questa rivoluzione culturale non può non passare attraverso la Scuola e la riforma dei suoi programmi.
La questione ambientale ha il merito di suscitare forti interrogativi etici, di collocare la persona umana in un rapporto equilibrato con lo spazio vitale in virtù del quale acquistiamo consapevolezza di essere parte eminente del’ambiente e, danneggiando quest’ultimo, di danneggiare noi stessi.
La centralità dell’uomo nel concerto degli esseri viventi gli deriva dall’essere momento di perfezione della creazione ma questa posizione rilevante gli attribuisce maggiori responsabilità nel degrado ambientale.
Proprio in relazione alla rilevanza storica della questione ambientale e alla svolta culturale che essa comporta per ogni uomo e soprattutto per ogni credente del nostro tempo, si apre una nuova stagione dei doveri di solidarietà con il prossimo, con le prossime generazioni per salvare noi stessi e l’ambiente.
15.01.2010
di Gianfranco BUSETTO
socio dell ’Unione Giuristi Cattolici di Milano,
Presidente dell'Istituto Ecologico Internazionale
di Gianfranco BUSETTO
socio dell ’Unione Giuristi Cattolici di Milano,
Presidente dell'Istituto Ecologico Internazionale
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