Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
DOMENICO FINIGUERRA |
TERRA |
UN BENE COMUNE |
DA PRESERVARE |
L'esperienza di Cassinetta di Lugagnano |
alla ricerca dell'altra politica per un'altra Italia |
scaricabile da |
www.domenicofiniguerra.it |
Il sito del sindaco di Cassinetta di Lugagnano |
Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
“Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi. |
Per lui una parte di terra è uguale ad un’altra, perché è come uno straniero che |
irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra tutto quello che gli serve. |
La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l’ha conquistata passa oltre. |
Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba. |
Rapina la terra ai suoi figli, e non si preoccupa. |
La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio. |
Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare, |
sfruttare, vendere come si fa con le pecore o con le perline luccicanti. |
La sua ingordigia divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo deserto.” |
Dal discorso di Capo Seattle all’Assemblea Tribale del 185 |
Prima parte |
Il pianeta, l'Italia |
La terra ci serve. Per vivere. |
Per sostenere noi Italiani, con il nostro stile di vita, le nostre abitudini, le nostre passioni e i |
nostri vizi, ci servirebbero almeno altre tre Italie. |
Questo è il dato che emerge dal Living Planet Report del 2008 del |
Ciò significa che stiamo come stiamo e viviamo come viviamo, perché qualcuno, mette a |
nostra disposizione (volente o nolente) ciò che da noi comincia a scarseggiare: la terra. |
Senza troppi giri di parole, noi italiani viviamo godendo di terra non italiana. E noi lombardi, |
viviamo di terra non padana. |
Per coloro che si inchinano al totem del liberismo o che pregano sull'altare della |
competitività, non è eticamente riprovevole godere di benefici ed utilità ai danni di altri: è il |
mercato. Chi è più forte, più bravo, più innovativo o magari soltanto più fortunato o più furbo |
(e disonesto) vince. |
Però, allargando lo sguardo e considerando tutto il pianeta, salta all'occhio qualcosa che |
dovrebbe essere poco accettabile anche da parte di chi, pur essendo un liberista convinto, |
ha a cuore il futuro dei propri figli. |
Infatti, i dati del |
F ci dicono che la domanda dell'umanità sulle risorse del pianeta supera |
del 30% la capacità rigenerativa del pianeta stesso e che oltre tre terrestri su quattro, vivono |
in nazioni (e l'Italia è tra esse) che sono debitrici ecologiche. |
Il nostro stile di vita, i nostri consumi, la nostra voglia di vivere a 200 km all'ora, le gustose |
patatine che ungono il telecomando del televisore di ultimissima generazione, non gravano |
solo sulle spalle di qualcun altro in un altro luogo dello spazio (pianeta), ma anche sulle |
spalle di altri esseri umani che vivranno in un altro luogo del tempo (futuro). |
Il 31 dicembre 1986 ha visto l'alba il primo Earth Overshoot Day, giorno del sorpasso. |
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Il giorno dell'anno in cui l'uomo esaurisce le risorse annuali prodotte dal pianeta, in cui |
incomincia a vivere intaccando il capitale, mangiando l'albero dopo averne divorato tutti i |
frutti, compromettendo così le risorse dell'anno successivo. |
Nel 2008, il sorpasso è avvenuto il 23 settembre... |
Non è forse il caso di rallentare ed invertire la tendenza? La risposta è ovvia. |
La pratica, però, è esattamente contraria. |
Tutta la nostra vita, ad eccezione (forse) di aspetti sentimentali o morali, dipende dalle risorse |
che il nostro pianeta è in grado di donarci. Se mangiamo e siamo vivi lo dobbiamo, in ultima |
istanza, alla terra. A meno che non si creda che il cibo riposto sugli ordinati scaffali dei |
supermercati ci sia arrivato con un astronave da un altro pianeta. |
L'impronta ecologica misura l'area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria |
per rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e per assorbire i rifiuti |
corrispondenti. Semplificando molto, ci da un'indicazione circa la domanda dell'uomo sulle |
risorse del globo terracqueo. Risorse che sono misurate sulla base della biocapacità di una |
determinata area geografica, sia essa una provincia o l'intero pianeta. |
Per rendere meglio l'idea, possono essere utili alcuni esempi che traducono l'impronta |
ecologica (che si misura in ettari o in metri quadrati) rispetto a consumi e stili di vita |
quotidiani: per ottenere 1 kg di carne bovina al giorno per un anno, occorrono 140 mq di |
terra; produrre 1 kg di pane al giorno per un anno necessita di 10 mq di terra; spostarsi tutti i |
giorni di 5 km comporta un fabbisogno annuale di 122 mq se pedaliamo, di 303 mq se |
utilizziamo l'autobus, di oltre 1500 mq se siamo automobilisti. |
E' evidente, pertanto, che la terra ci serve e che dovremmo tenercela stretta, preservarla e |
aumentare, laddove possibile, la sua capacità di dare vita. |
E invece, anziché togliere cemento, come consiglierebbe di fare il buon senso, continuiamo |
ad aggiungerne. |
Ed in Italia lo facciamo molto velocemente e voracemente, diminuendo così la biocapacità |
del nostro paese, e aumentandone la dipendenza rispetto ad altre aree del pianeta. Ci stiamo |
mangiando il futuro dei nostri figli. Allegramente... |
Italia, Repubblica fondata sul cemento. |
In Italia, il consumo annuo di cemento è passato dai 50 kg pro-capite del 1950 ai 400 kg pro- |
capite del 2007. Una tendenza alla crescita sotto gli occhi di tutti e che non pare arrestarsi, |
neanche in tempo di crisi. |
Anzi, è passaggio cruciale di quasi tutti i comizi e di tutti i dibattiti televisivi, l'affermazione del |
politico di turno che la crisi si batte con l'edilizia e con le grandi opere. La cazzuola e la |
betoniera sono diventati il simbolo dello sviluppo, del progresso e della riscossa tutta italiana |
e il consumo di territorio ha assunto dimensioni davvero molto inquietanti. |
Seguendo un modello di sviluppo funzionale solo alla sommatoria di interessi singoli e per |
nulla orientato da un disegno complessivo che miri all'innalzamento del livello di benessere |
collettivo e alla salvaguardia del bene comune, il nostro Paese ha cavalcato negli ultimi |
decenni un’urbanizzazione estesa, veloce e talvolta violenta. |
Un vero e proprio cancro che avanza alla velocità di oltre 100 Kmq all'anno, 30 ettari al |
giorno, 200 mq al minuto. Dal 1950 ad oggi, un'area grande quanto il Trentino Alto Adige e la |
Campania è stata seppellita sotto il cemento. |
Una goleada, spesso realizzata tra il tripudio dei tifosi: edilizia residenziale, artigianale e |
industriale, megacentri commerciali, outlets, città satellite. Conditi dei relativi svincoli, raccordi |
autostradali e rotonde. |
Dinamiche molto complesse, che però sono il risultato di un fatto molto semplice: la |
cementificazione non è stata mai considerata un’emergenza nazionale. |
Nonostante i numeri allarmanti, gli eventi disastrosi che si ripetono ogni anno, le numerose e |
quasi quotidiane denunce, che paiono essere l'eco dell'urlo lanciato negli anni '70 da |
Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
Antonio Cederna, il consumo di territorio non è percepito dalle grandi masse come un |
problema, e non viene quasi mai rappresentato come tale da chi detiene i mezzi per farlo. |
Però, all'occhio sensibile, l'Italia appare sempre più come una terra in svendita e sotto |
assedio. |
Cantieri che spuntano anche in posti impensabili, senza risparmiare parchi, zone protette e |
sottoposte a vincoli, di natura ambientale, paesaggistica o architettonica. |
Anzi, solitamente, più le aree sono pregiate, più sono appetibili per il mercato: si pensi che in |
alcuni tratti della costa ligure si è incominciato a costruire nel mare! |
Il dissesto idrogeologico è sempre più manifesto. Piangiamo tutti gli anni decine di sue |
vittime. |
Ma poi, passata la bufera, ritorniamo ad idolatrare le gru o le suggestive grandi opere. |
Il patrimonio naturale ed artistico che ci viene invidiato dal resto del mondo è sempre più |
compromesso. Si cominciano a notare alberghi chiusi e spiagge vuote, e gli stessi italiani, |
sempre più volentieri, preferiscono cercare all'estero la meta per le loro vacanze. |
L'agricoltura scivola costantemente verso l'impoverimento, sia economico che culturale, con |
grandi e fertili territori che sono passati (consapevolmente o meno) da una sana vocazione |
agricola, che però comporta pazienza e fatica, ad una ammaliante vocazione edilizia, che |
rende ricchi subito e senza sudore. |
I contadini, potenziali protagonisti di una rinascita produttiva per il paese, sempre più |
difficilmente riescono a resistere di fronte alle offerte di speculatori senza scrupoli, per i quali |
la terra è solo una preda, da addentare e divorare, senza alcun riguardo nei confronti della |
sua rigenerazione ecologica. |
Infine, le identità e le peculiarità di paesi e città sembrano destinate a perdersi in un unico |
anonimo e piatto contenitore. |
Agglomerati urbani del tutto simili e sovrapponibili tra loro (siano essi un quartiere di Roma, di |
Bari, di Torino o di Napoli), che non restituiscono la storia del luogo ma che sono modelli |
preconfezionati, buoni in Pianura Padana come nel Tavoliere delle Puglie. |
Insediamenti residenziali fuori le mura, che svuotano i centri storici per indirizzare le vite delle |
famiglie verso scialbe periferie, invitandoli a passeggiare in centri commerciali dai panorami |
artificiali. |
Sobborghi che azzerano le relazioni sociali tra le persone e che tutto favoriscono tranne che |
la nascita e il mantenimento nel tempo di un senso di appartenenza ad una comunità. |
Forse è giunto il momento di prendere atto con responsabilità che l’Italia è malata ed agire di |
conseguenza. Sempre che non sia troppo tardi |
Le buone intenzioni |
L’urbanizzazione viene sempre motivata da buone intenzioni: “il centro commerciale porterà |
posti di lavoro”, “con le mille villette avremo una scuola più grande e la piscina nuova”, “il |
polo logistico creerà sviluppo”. |
La spinta al consumo di territorio è venduta all'opinione pubblica come una necessità |
dell’economia, che avrà certamente ricadute positive sul benessere dei cittadini. |
Quindi, visto il tasso di cementificazione che abbiamo vissuto in Italia, dovremmo essere una |
delle locomotive economiche d’Europa e uno dei paesi dove il livello di qualità della vita è più |
alto. |
E invece non è così. Perché? |
Perché la pianificazione urbanistica, in Italia, è pressoché assente, e dove non vi sono regole |
a garanzia dell’interesse collettivo, prevalgono gli interessi di pochi, di chi domina il mercato. |
Ovviamente, le dichiarazioni e le motivazioni elencate a sostegno delle scelte urbanistiche |
indicano sempre grandi e durature utilità per le comunità. |
Ma la destinazione d’uso dei terreni, in realtà, non è stabilita a partire dalle necessità della |
comunità che vive su quella stessa terra, bensì da un processo decisionale orientato dalla |
forza contrattuale di chi detiene la proprietà dei terreni. |
Un processo decisionale sovente infarcito dai proclami prodotti dalla convinzione che ha |
ormai intossicato la quasi totalità della classe politica: non si può stare fermi, bisogna |
crescere ed essere competitivi, l’economia non si può rallentare, bisogna ammodernare il |
paese, occorre dare una risposta alle esigenze del mercato. |
N |
on è raro, poi, che il consumo di suolo diventi addirittura spreco: sono migliaia i capannoni |
vuoti, milioni le case sfitte. Sprechi che non hanno nessun beneficio, né sull’occupazione né |
sulla qualità della vita dei cittadini. |
Ma che al contrario, e paradossalmente, producono brillanti effetti sul PIL, perché un |
capannone dove mai nessuno lavorerà o una casa dove mai nessuno abiterà, aumentano |
comunque il PIL della nazione. |
Benessere o benavere? |
Il benessere, dopo più di un ventennio di dominio incontrastato del superindividualismo, del |
consumismo e dello slogan usa e getta (valido non solo per piatti e bicchieri di plastica, ma |
anche per i rapporti umani e per l'ambiente), è ormai confuso con il ben-avere. |
Le suggestioni pubblicitarie e i bisogni indotti ci fanno credere che possiamo stare meglio |
solo acquistando e possedendo l'ultimo modello di cellulare o di autovettura. |
Ma come spiega benissimo Francesco Gesualdi nel suo ultimo saggio, l'illusione dura poco |
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e il ben-avere influenza per poco tempo il nostro stato d'animo. |
Il concetto di benessere andrebbe ridefinito, da ciascuno di noi. |
Come? |
Misurando e acquistando consapevolezza della nostra impronta ecologica. |
Cercando di fare in modo che il segno del nostro passaggio, del nostro camminare, non |
pregiudichi nulla per chi verrà dopo di noi. |
Cominciando a domandarsi in ogni occasione e per ciascuna decisione che compiamo, |
pubblica o privata che essa sia, se davvero l'opzione preferita farà vivere meglio noi, i nostri |
figli e i figli di chiunque altro in qualunque parte del mondo. |
alla definizione di un piano regolatore alla scelta del mezzo di trasporto da impiegare per |
raggiungere il proprio posto di lavoro, dall'acquisto della carta per gli uffici comunali a quello |
di un telefonino, dalla preferenza per l'acqua del rubinetto piuttosto che per quella in bottiglia, |
da ciascuna decisione deriva una conseguenza positiva o negativa per il benessere. |
Per tutte le decisioni, dobbiamo domandarci se davvero crescerà il benessere. |
Il benessere inteso come stare bene, che non è da confondersi con il PIL. |
Un indicatore, il Prodotto Interno Lordo, del tutto inadatto a dirci quanto sta bene un paese. |
Un numero virgola un numero che è una vera e propria farsa, venduto all'opinione pubblica |
come un'entità quasi soprannaturale in grado di condizionare tutto. |
Il dibattito politico in primis. |
Un indicatore che un democratico come Bob Kennedy, in un celebre discorso di 40 anni fa, |
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metteva seriamente e appassionatamente in discussione. |
Prodotto Interno Lordo che cresce se aumentano gli incidenti stradali sulle nostre nuove |
autostrade ma che invece cresce poco se consumiamo un pasto a km zero, magari |
osservando e preservando un bel paesaggio. |
PIL che cresce se ci spostiamo in automobile (e che cresce tantissimo se abbiamo la |
sfortuna di percorrere parecchi chilometri di coda) e che invece sta fermo se usiamo la |
bicicletta o andiamo a piedi. |
PIL che cresce se condiamo la pasta con passata industriale di pomodori coltivati in terreni |
contaminati e che invece non si muove se la pastasciutta la gustiamo con i pomodorini |
coltivati sul nostro balcone o nell'orto del nostro vicino. |
PIL che cresce molto se facciamo una bella colata di cemento in un campo agricolo, |
costruendo infrastrutture inutili, padiglioni fieristici o quartieri residenziali, e che invece si |
muove appena se quello stesso campo è coltivato a ortaggi da pensionati per un gruppo |
d'acquisto solidale o popolare. |
Tornando ai democratici, dispiace dover constatare quanto i democrats di casa nostra, pur |
proiettando spesso, in occasione di congressi e kermesse, le foto dei fratelli Kennedy, |
insieme a quelle di Berlinguer e di Ghandi, siano abbagliati dal faro della rincorsa |
ipersviluppista, della competitività e della crescita. |
Un accecamento che impedisce la ricerca di un nuovo modello di società (con nuove |
pratiche, nuove modalità organizzative, nuovi stili di vita, rispettosi dell'ambiente e dell'uomo, |
traducendo e sviluppando i messaggi di austerità e sobrietà, lanciati proprio da alcuni dei |
suddetti pensatori e politici) e che conduce ad una triste omologazione culturale, trattenendo |
dirigenti politici, che un tempo “sognavano il sol dell'avvenir”, a discutere all'interno di un |
modello di sviluppo disegnato dai veri attori protagonisti della commedia tragica in corso di |
rappresentazione sul teatro mondiale e che sta mostrando il suo limite maggiore: non aver |
tenuto in conto la limitatezza delle risorse. |
Un accecamento che fa perdere l'opportunità di ritrovare una missione politica nella storia. |
Peccato davvero. |
Però speriamo, con l'aiuto di intellettuali e commentatori che cominciano a rendersi conto |
che il mito della crescita infinita non è che un enorme paravento ideologico, di smuovere le |
acque torbide di un dibattito politico monotono e monocorde. |
Michele Serra, L'amaca, da “la Repubblica” domenica 20 settembre 2009: “Chi la dura la vince. Fino a pochissimi anni |
fa mettere in dubbio la sacralità del Pil equivaleva a dimettersi dal dibattito politico. Cose da fricchettoni, da estremisti, da |
frange utopiste. Oggi sono gli economisti (perlomeno: alcuni economisti) a negare che il Pil basti a valutare il benessere. |
Repubblica di ieri presentava uno studio davvero rivoluzionario sulle regioni italiane. Lombardia e Veneto, ricchissime ma |
inquinate e meno vivibili delle regioni del Centro, scendono in classifica: "inutile guadagnare più degli altri se poi ci si |
ammala di asma bronchiale", scriveva giustamente Roberto Petrini a commento dello studio. Regioni meno ricche ma più |
vivibili, come Marche Umbria e Toscana, salgono in graduatoria. Vent’anni di pensiero unico avevano quasi azzerato ogni |
valutazione eccentrica dello stato delle cose. Perfino una ovvietà, che la quantità non necessariamente sia qualità, suonava |
stravagante. Produrre di più, a qualunque costo, guadagnare di più, a qualunque costo, questa era la sola legge. I pochi che |
hanno tenuto accesa la fiammella del pensiero critico oggi possono essere fieri di se stessi. I pazzi sembravano loro. |
Pazzesco, oggi, sembra l’avere vissuto per produrre anziché produrre per vivere.” |
Circoli viziosi! |
Il giocatore che dovrebbe ricoprire un ruolo strategico nella partita urbanistica, ovvero il |
Comune, non è in grado (perché non vuole, perché non può o perché gli viene impedito) di |
esercitare uno dei compiti affidatigli dalla legge. |
Il Testo Unico degli Enti Locali (art. 13) lo afferma chiaramente: spettano al comune tutte le |
funzioni amministrative che riguardano l’assetto e l’utilizzo del territorio . |
In realtà i comuni e i loro sindaci hanno abdicato, o sono stati destituiti, dal ruolo di gestori |
del territorio. |
Da almeno due decenni si assiste a politiche urbanistiche pensate e orientate non dalla |
competente autorità comunale, nell’interesse generale della collettività, bensì dai grandi |
operatori immobiliari che, ovviamente, perseguono i loro legittimi interessi privati. Come? |
Si fa però notare che se la nostra Costituzione all’Art. 41 dice che “L’iniziativa economica privata è libera”, aggiunge |
anche che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale”.. |
I comuni versano in condizioni economiche precarie e le leggi finanziarie, anno dopo anno, si |
sono distinte per ingenti tagli agli enti locali. L'abolizione dell'ICI ha provocato un ulteriore |
aggravamento della situazione. Entrate in costante diminuzione e uscite in costante aumento |
producono bilanci in costante e forte squilibrio. |
In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un sindaco e la sua giunta, è sempre più |
difficile far quadrare i conti, realizzare le opere pubbliche, garantire ai cittadini servizi |
indispensabili e costruirsi il consenso presso gli elettori. |
Se poi l’attività amministrativa è ispirata da manie di grandezza diventa ancora più difficile |
trovare le risorse necessarie. |
Alcuni sindaci si sentono obbligati a dover lasciare la loro impronta (di solito poco |
ecologica...) e promettono oltre misura: palazzetti, piscine, centri civici, bowling, rotonde, |
eventi e appuntamenti autoreferenziali. |
Quindi, come riuscire a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche |
(necessarie o meno) e organizzare eventi culturali e servizi alla persona (necessari o meno)? |
Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il |
proprio consenso? La risposta a questa domanda, purtroppo, è spesso molto semplice. |
Grazie alla legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di |
urbanizzazione e alla disponibilità di territorio in aree geografiche dove l’edilizia rappresenta |
un valido investimento, si pratica la monetizzazione del territorio. |
Una prassi che vede l'ente comunale come soggetto debole nei confronti dell'operatore |
privato, il quale può mettere in gioco quelle risorse necessarie alla chiusura annuale dei |
bilanci. |
Una pratica ormai normalizzata e considerata l'unica via possibile da percorrere. |
Un circolo vizioso che però, se non verrà interrotto, porterà, anzi sta già portando al collasso |
urbanistico, dovuto all'espansione disordinata e senza limiti, intere aree del paese. |
Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con l’edilizia e che di |
fatto droga i bilanci comunali, finanziando spese correnti con entrate una tantum che però, |
siccome il territorio non è infinito, prima o poi termineranno. |
Per ora si preferisce guardare altrove e far finta di non vedere l'evidente assurdità di questa |
situazione, lasciando accesi i riflettori solo sulla politica del Panem et Circenses. |
S |
i viziano e coccolano i cittadini, si ammicca loro, facendoli vivere in un sogno, evitando di |
dire la verità: ovvero che la partita di calcio Nazionale Cantanti contro Vecchie Glorie |
Comunali (arbitro: il Gabibbo), cui assistono nel bellissimo nuovo stadio comunale, non è |
gratis. |
Ma è pagata cara e salata: con il campo di grano, di riso o di barbabietole che stava proprio |
dietro casa loro. |
La monetizzazione del territorio come strumento per pareggiare i bilanci e consolidare |
popolarità tra gli elettori, ha provocato la conurbazione tra comuni un tempo separati e la |
formazione di città continue. |
Non solo a Milano ma attorno a tutte le aree metropolitane d’Italia si sono formate immense |
periferie urbane, quartieri dormitorio, luoghi senza storia né anima. Scenari ben diversi dai |
sogni venduti con l'adozione delle varianti urbanistiche. |
Osservando dal satellite il nord dell'Italia, è facile notare la formazione della cosiddetta |
megalopoli padana, da Cuneo a Trieste, una grande città diffusa. |
Risultato del cosiddetto sprawl , “un modello di urbanizzazione disperso e a bassa densità |
che aggredisce la bellezza dei paesaggi sfigurandoli e annullandone le caratteristiche |
identitarie sotto una massa indifferenziata di elementi artificiali anonimi e spesso volgari. |
Una megalopoli che è una delle regioni del pianeta più inquinate. Una megalopoli che è |
frutto di migliaia di decisioni locali, compiute da sindaci, giunte e consigli comunali. |
Perennemente sottoposti al ricatto degli oneri di urbanizzazione e costantemente tentati dal |
seguire la via facile della svendita del territorio per la costruzione del proprio consenso |
elettorale e delle proprie carriere politiche. |
“L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, |
fatto precipitare il mondo nell’odio, |
condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. |
Abbiamo i mezzi per spaziare, |
ma ci siamo chiusi in noi stessi. |
La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, |
la scienza ci ha trasformati in cinici, |
l’abilità ci ha resi duri e cattivi. |
Pensiamo troppo e sentiamo poco. |
Più che macchine ci serve umanità, |
più che abilità ci serve bontà e gentilezza. |
Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto”. |
Dal discorso all'Umanità di Charlie Chaplin, Il Grande Dittatore |
Seconda parte |
A Cassinetta di Lugagnano |
Piccolo pezzo d'Altra Italia. |
Cassinetta di Lugagnano è una comunità di quasi 1800 abitanti. Una perla incastonata sulle |
sponde del Naviglio Grande, una ventina di chilometri a sud-ovest di Milano, nel mezzo |
dell'ultimo polmone verde che abbraccia il capoluogo lombardo. |
Un territorio pregiato, una mezza luna fertile per l'agricoltura, un paesaggio ambientale e |
architettonico incantevole. Due parchi: il Parco Lombardo della Valle del Ticino (corridoio |
ecologico che unisce le Alpi alla Pianura Padana, una delle sei Riserve Italiane della Biosfera |
tutelate dall'Unesco) e il Parco Sud Milano (uno dei parchi agricoli più grandi d'Europa). |
Un'area vasta e libera, da tempo soggetta ad attacchi speculativi, nella maggior parte dei |
casi perfettamente riusciti, e di progetti infrastrutturali tanto inutili, quanto costosi e dannosi. |
Una prateria che è considerata il posto migliore e naturale dove la grande metropoli possa |
sfogare i sintomi della grave malattia che la affligge da decenni: l'incontinenza edilizia. |
Quando nel 2002 cominciammo a scrivere il programma della Lista Civica Per Cassinetta da |
presentare alle elezioni comunali, giunti al capitolo urbanistica, non abbiamo avuto nessuna |
esitazione: “Dobbiamo invertire la rotta, dobbiamo immaginare e praticare una politica |
diversa”. |
Politica che è risaputo, a livello locale, ruota tutt'intorno all'urbanistica, considerata la vera e |
propria ciccia della politica. |
Obiettivo, semplice e dichiarato: fermarci, far respirare la terra e lanciare un messaggio |
nuovo ed inequivocabile, anche agli altri comuni. |
Dare un segnale di speranza e dimostrare coi fatti che non è impossibile disegnare un piano |
regolatore che non sia la traduzione delle aspettative del partito del cemento. |
1 |
La nostra lista civica, con una chiara matrice di centrosinistra, vinse con il 50,1% dei voti. |
In Lombardia, terra padana. Nello stesso comune dove Formigoni, Bossi e Berlusconi, |
veleggiano ad ogni consultazione attorno al 65%. |
Avevamo così l'opportunità di fare ciò che andava fatto: prendere atto per davvero che la |
Terra d'Italia è malata e cominciare a curarla, contribuendo ad un tentativo collettivo di |
mettere il tema del consumo di suolo in primo piano. Opportunità che non ci siamo lasciati |
sfuggire. |
Il sassolino di Cassinetta di Lugagnano. |
Avevamo in mano un sassolino e l'abbiamo lanciato nello stagno. Un sassolino che |
cascando nell'acqua ha detto: “Stop al Consumo di Territorio”. |
1 |
2 |
Un obiettivo perseguito con un’azione concreta. |
Anzi, forse l’unica azione concreta possibile per un comune: l’adozione di un Piano |
Regolatore Generale che puntasse all'azzeramento del consumo di suolo, che non |
prevedesse nuove aree di espansione urbanistica e che investisse tutto sul recupero del |
patrimonio esistente, sulla promozione dell'agricoltura e sulla valorizzazione del paesaggio |
ambientale e architettonico. |
Nel febbraio 2007, dopo un lungo procedimento che ha visto la partecipazione della |
cittadinanza, il consiglio comunale di Cassinetta di Lugagnano ha approvato definitivamente |
il suo nuovo piano regolatore (PGT, Piano di Governo del Territorio), poi battezzato a |
“Crescita Zero”. Un piano regolatore che salvaguarda, come previsto dal programma, uno dei |
beni comuni che possono essere sottoposti alla tutela delle amministrazioni comunali: la |
terra. |
Tre mesi dopo, il 26 maggio 2007, i cittadini sono tornati alle urne per eleggere nuovamente il |
sindaco e il consiglio comunale. |
La nostra lista civica si è riproposta con lo stesso programma in campo urbanistico, |
chiedendo agli elettori di confermare la scelta già operata in precedenza. |
E la risposta è stata molto forte, con un consenso che è passato dal 50,1% al 62,1%. |
Stop al consumo di territorio |
Dire “Stop al consumo di territorio” e quindi adottare una pianificazione urbanistica che metta |
veramente in discussione la prassi dominante, attira diffidenze. Ovviamente. |
Si viene stigmatizzati, considerati anacronistici. Additati come contrari al progresso. |
Talvolta addirittura eversivi. |
E forse quest'ultima affermazione è vera... |
Perché in maniera quasi naturale, dall'azione a tutela della terra sortisce una contestazione |
dell’intero modello di sviluppo oggi imperante nel (sul) pianeta. |
Purtroppo, questo inevitabile attrito con con chi impera fa passare in secondo piano le |
opportunità e i benefici, che la scelta di non consumare territorio potrebbe creare. |
N |
on solo per l'ambiente, ma anche per il mondo che ruota attorno al cosiddetto mattone. |
Ad esempio, se invece di grandi e costosissime opere (capital intensive), si ipotizzassero |
tante piccole opere pubbliche diffuse (labour intensive) tendenti a (1) riqualificare tutto il |
patrimonio immobiliare esistente sul territorio nazionale, abbattendone i consumi energetici e |
riconvertendoli alle energie pulite e rinnovabili, e (2) recuperare alla bellezza molti degli |
angoli del bel paese deturpati da ecomostri o scempi di varia natura, ci sarebbe |
probabilmente da lavorare, e per parecchi decenni, per tutte le imprese legate all’edilizia. |
Inoltre, così facendo, forse invertiremmo la rotta che sta portando l'Italia, il più bel |
transatlantico da turismo, verso uno di quei cimiteri navali dove vengono lasciati a marcire |
vecchi gloriosi mercantili e arrugginite petroliere dismesse. |
Eppure, come già si è detto, pianificare puntando tutto sul recupero di ciò che già esiste, se |
da un lato può procurare simpatie da parte della sparpagliata e sparuta comunità |
ambientalista, dall'altro innesca aspre e dure critiche, spesso inconfessabilmente interessate. |
Se attraverso le scelte urbanistiche si promuovono l’agricoltura locale e la filiera corta, e |
quindi non si acconsente all'apertura di grandi magazzini, si instaura un legame con le |
piccole aziende agricole e con i piccoli negozi di vicinato, ma si entra in contrasto con il |
sistema alimentare e commerciale basato sulla grande distribuzione. |
Se in luogo delle classiche lottizzazioni si preferisce il recupero dell’esistente, ci si allea con i |
piccoli artigiani locali, quelli in grado di recuperare una corte malandata o di restaurare un |
soffitto affrescato, ma si scatena l’avversità degli imprenditori dell'immobile, esperti di |
interventi fatti con il classico stampino, tutti uguali, buoni a Cuneo come a Sassari. |
Se si salvaguardano parchi e boschi, si fanno più felici i bimbi (e non solo loro), ma si |
rendono ancora più ostili coloro che pensano che i vincoli delle aree protette siano solo un |
intralcio per le loro operazioni corsare. |
Se con le scelte urbanistiche si contrastano le grandi opere, siano esse autostrade o linee ad |
alta velocità, che rischiano di stravolgere per sempre la morfologia e l'equilibrio di un |
territorio, si viene puntualmente indicati al pubblico ludibrio come “i soliti ambientalisti del |
no”. |
In definitiva, ipotizzare, e soprattutto praticare come abbiamo cercato di fare a Cassinetta di |
Lugagnano, una politica urbanistica e territoriale che metta in dubbio il principio della |
crescita infinita, porta inevitabilmente a definire nuove coordinate e a cercare un nuovo |
paradigma generale, un nuovo modello di sviluppo, in grado di (ri)orientare l'agire politico. |
n modello alternativo e partecipato. Sobrietà, fantasia, fiscalità. |
L'aver preso coscienza delle funeste conseguenze del circolo vizioso della monetizzazione |
del territorio e del modo in cui, oltre ai danni al paesaggio, all'ambiente e all'agricoltura, |
questo fenomeno inquina tutta la politica, ci ha obbligati a cercare e trovare altre strade, in |
grado di interrompere il circolo vizioso stesso. |
Un modello alternativo che, per quanto artigianale, oltre ad aver recato beneficio alla terra, ha |
innescato il vecchio proverbio che dice “fare di necessità virtù”, mettendo in moto sobrietà e |
austerità; dichiarando guerra alla pigrizia e al conformismo. |
Un modello che senza la partecipazione, forse, non avrebbe dato i risultati sperati. |
Attraverso assemblee pubbliche informative, confronti, questionari ed interviste, i cittadini |
hanno acquistato la consapevolezza che il territorio, anche se in base al catasto o ai mappali |
non è di loro proprietà, è comunque un bene che va salvaguardato e protetto e che a loro |
spettava una parte importante della decisione. |
La scelta di coinvolgere i cittadini, a partire dai più piccini, è stata fondamentale ed ha |
rappresentato un grande valore aggiunto, sia per gli urbanisti incaricati che per gli |
amministratori. |
Spesso, dopo essere stati eletti, i politici si (rin)chiudono nelle loro stanze. Forse per paura di |
rimettersi in discussione. Sottovalutando così i cittadini. |
Al contrario, questi ultimi possono essere di gran conforto nelle decisioni importanti e sanno |
consolidare la determinazione nel portare avanti le scelte compiute insieme, facendo da |
contrappeso democratico e collettivo alle forze dei singoli portatori di interessi privati. |
L’aver portato in piazza la discussione sul piano regolatore ha anche svolto una funzione di |
rafforzamento della decisione, vincolando pubblicamente gli amministratori e rendendo un |
po’ più difficoltoso, in futuro, un cambio di strategia. La partecipazione, per usare una |
metafora, è stata una sorta di vaccinazione, necessaria a rendere immuni tutti gli |
amministratori dal contagio della malattia del cemento. Speriamo per un lungo periodo... |
N |
on avere più la disponibilità degli oneri di urbanizzazione e dei contributi aggiuntivi derivanti |
dalle grandi lottizzazioni, ha reso (e rende tuttora) arduo sia realizzare le opere e gli |
investimenti necessari alla comunità, sia il mantenimento di standard qualitativi e quantitativi |
nei servizi alla persona. |
Il lavoro più critico non è stato quello di definire il Piano Regolatore. Quest’ultimo, al contrario, |
non dovendo prevedere algoritmi e formule strane per consentire operazioni urbanistiche |
particolari, è stato forse il passaggio più semplice dal punto di vista amministrativo. Tant'è |
che spesso, quando ci viene richiesta la documentazione del nostro piano regolatore oppure |
si domanda al nostro Comune di illustrarlo pubblicamente, sortisce nel nostro interlocutore |
incuriosito una domanda: “è tutto qui?” |
Si, è tutto qui. Fermare il consumo di suolo agricolo e la cementificazione non richiede |
particolari preparazioni tecniche, ma una fortissima volontà politica. |
La maggiore difficoltà, invece, è stata (ed è tuttora) far quadrare il bilancio. |
Taglio delle spese nei settori non indispensabili, ricerca di altre e innovative fonti di |
finanziamento, adozione di piccoli interventi che comportano con pochi sforzi grandi risultati. |
Queste le linee guida che hanno orientato la politica finanziaria del comune. |
N |
essuno staff, né addetti stampa, informatori comunali redatti dagli amministratori. Ci si |
muove con i mezzi pubblici o in bicicletta. L’auto blu del comune è una Panda Verde. Nessun |
convegno a spese del comune. Assessori che tagliano il salame alla festa del paese. |
Impegno costante nel copiare le buone prassi suggerite dall'Associazione Comuni Virtuosi. |
Tramite la ESCO consortile, si punta sulla riduzione dei consumi energetici e si investe nelle |
fonti rinnovabili, mettendo in campo interventi anche molto semplici che talvolta solo per |
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pigrizia non vengono neanche presi in considerazione. |
Per gli investimenti ritenuti indispensabili che non è possibile realizzare con contributi a fondo |
perduto, di cui siamo sempre alla ricerca, si procede all'accensione di mutui con |
conseguente ricaduta sulla fiscalità locale. |
N |
el caso più importante, come la nuova scuola dell’infanzia, il mutuo da un milione di euro è |
stato coperto dall'aumento di un punto dell’ICI sulle seconde case, sui capannoni e sulle |
attività produttive. |
Una sorta di tassa di scopo, ove è stata resa evidente la destinazione del nuovo balzello. |
Agli imprenditori, in sostanza, è stato detto: “in passato avete goduto dell’opportunità di |
sviluppare le vostre aziende grazie all'utilizzo del territorio. Ora è giusto che restituiate alla |
comunità di Cassinetta di Lugagnano, tramite un aggravio fiscale, una parte dei benefici |
ottenuti”. |
Facendo leva sulla qualità paesaggistica e ambientale del nostro piccolo comune, quasi tutte |
le attività culturali sono poste a carico di sponsor o altri enti pubblici e privati. |
Per cercare di pareggiare il bilancio si è ricorso, infine, anche alla fantasia, cercando di |
cogliere tutte le opportunità, anche quelle più strane. Ad esempio, per far fruttare la forte |
domanda di celebrare matrimoni civili a Cassinetta tutti gli amministratori si sono messi a |
disposizione, anche in orari strani, nelle ville settecentesche, nei parchi comunali o in piazza, |
persino a mezzanotte. Ma ad un costo maggiorato. |
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Molto probabilmente, grazie alla politica di rigore finanziario condotta, ai risparmi e alle nuove |
entrate reperite, se non si fosse optato per la crescita zero, continuando ad incamerare |
ingenti somme in oneri di urbanizzazione, sarebbe stato possibile ridurre, e di molto, la |
pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese. |
Invece, l’ICI sulla prima casa (finché c’era) è rimasta ferma al 6 ‰, l’addizionale comunale è |
bloccata al 2%, i costi dei servizi a domanda individuale come la mensa scolastica o l'asilo |
nido sono stati aumentati e l’ICI su seconde case e altri fabbricati è stata innalzata di un |
punto. Senza nessun isterismo collettivo dovuto al contagio del virus giù le tasse! |
Forse perché i cittadini, se adeguatamente informati, sanno discernere l'utile (la terra, il |
benessere loro e dei loro figli) dal dilettevole (gli outlets, le cittadelle del commercio e le loro |
rotonde scintillanti). |
La politica per il bene di tutti |
Il Piano Regolatore di Cassinetta di Lugagnano e il suo processo di formazione, è stata una |
specie di cura. |
Ci ha obbligato a rivalutare tutte le azioni amministrative e a rimettere nel giusto ordine di |
priorità le spese che il comune deve sostenere. |
Ha affermato il principio che la terra non è una risorse infinita, non è a disposizione nostra e |
del bilancio comunale, ma è un bene prezioso da noi gestito temporaneamente, che va |
curato a favore delle prossime generazioni affinché ne possano godere i frutti. |
Ripensare l'urbanistica, restituendo dignità alla pianificazione territoriale e rimettendola nelle |
mani del soggetto pubblico, ha comportato un radicale cambio di prospettiva che ha |
modificato completamente il quadro entro il quale si assumono le decisioni che riguardano il |
destino del territorio, siano esse scelte urbanistiche o relative alle infrastrutture. |
L’attenzione, il rispetto e l’oculatezza nella gestione del territorio ha scatenato un’influenza a |
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0°, in tutte le sfere della politica amministrativa, restituendo lo smalto all'impegno nelle |
istituzioni. |
Ci ha fatto incontrare un nuovo e diverso modo di fare politica. |
Ha condizionato e migliorato la politica stessa. |
L'ha resa più bella, più affascinante, più emozionante. |
Perché le ha fatto ritrovare la prima definizione datale da Aristotele, per il quale la politica è |
l'amministrazione della "polis", la comunità, per il bene di tutti. |
Una bella politica apprezzata dai cittadini che, come già detto, pochi mesi dopo |
l'approvazione del piano regolatore a Crescita Zero, ci hanno riconfermato alla guida di |
Cassinetta di Lugagnano. |
Un'esperienza meravigliosa, resa possibile grazie ad un gruppo di persone straordinarie, che |
hanno rinunciato a molta parte del loro tempo per dedicarsi al bene della comunità: la Lista |
Civica Per Cassinetta. Amici e compagni che nonostante la fatica e i sacrifici che ciò |
comporta, hanno deciso di “cambiare il paese e non di cambiare paese” |
Dall'intervento di Domenico Finiguerra all'Accademia dei Colloqui di Dobbiaco, |
26 settembre 2009 |
“Negli ultimi mesi ho avuto diverse occasioni di partecipare a convegni e dibattiti. E via via, un |
dubbio si è trasformato in certezza. |
Se io e la mia lista civica non ci fossimo presentati alle elezioni amministrative del 2002, |
saremmo rimasti un buon gruppo di pressione esterno, ma nulla di più. Avremmo cercato di |
spingere l’amministrazione a non consumare troppo territorio, sperando nel buon senso, ma |
nulla di più. |
Se non ci fossimo presentati alle elezioni, mettendoci in gioco, non avremmo potuto realizzare la |
nostra piccola esperienza e oggi non sarei qui a parlarvene. |
Cosa voglio dire? Se tutti quelli che si impegnano e si sforzano per mettere in discussione il |
modello di sviluppo vigente e dominante, non organizzano la loro irruzione pacifica nella |
politica; |
se tutte le realtà, i movimenti, le associazioni, gli studiosi, gli amministratori, che contestano la |
società della crescita, del consumismo, del saccheggio del territorio e dei beni comuni, e che |
affondano i propri convincimenti e le proprie azioni nella consapevolezza che bisogna invertire |
la rotta, non passano dalla teoria alla pratica; |
se tutte questi soggetti non escono dalle sale per convegni e dai dibattiti accademici, per |
dedicarsi alla costruzione di una vera alternativa politica e passando all’azione concreta, |
diventando nuova classe dirigente, per compiere direttamente le scelte necessarie al salvare il |
paese e il pianeta; |
se non si compie questo salto di livello verso la politica attiva, saremo destinati ad osservare |
impotenti l’affondamento del Titanic. |
Dobbiamo avere il coraggio non solo di strappare il microfono dalle mani di chi cerca di |
distrarre abilmente i passeggeri ignari della nave, ma anche di prendere il comando della nave |
stessa per poter salvare tutti. |
P |
erché su questa nave non ci siamo solo noi, ma anche i nostri figli e i figli dei nostri figli.” |
Domenico Finiguerra nasce a Milano il 3 settembre 1971. |
Dal 2002 è il Sindaco di Cassinetta di Lugagnano alla guida della lista civica Per |
Cassinetta. |
E' componente del direttivo dell'Assoc i az i one Rete Nuovo Mun i c i p i o e dal |
settembre 2009 del comitato direttivo dell'associazione Comun i V i rtuos i. |
E' promotore, insieme a molti altri, della campagna e del movimento nazionale |
Stop a l Consumo d i Terr i tor i o che il 24 gennaio 2009 ha preso avvio da |
Cassinetta di Lugagnano. |
H |
a contribuito a “ _ _ ___ _ __ __ ___ __ __ _ _ ___ _ ____ _ ____ |
, u _________________________ |
deciso di cambiare il paese e non di cambiare paese, di Marco Boschini e Michele |
Dotti, edito da EMI. |
www.domenicofiniguerra.it |
il Blog del sindaco di Cassinetta di Lugagnano |
Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
Il Comune d i Cass i netta d i Lugagnano (MI) è un comune del Parco del Ticino, riserva della Biosfera |
U |
nesco. |
A |
derisce alla Rete dei Comuni Solidali (RECOSOL) e a Mayor for Peace. |
H |
a vinto il Premio Comuni a 5 Stelle edizione 2008 organizzato dall'Associazione Comuni Virtuosi, |
nella categoria “Gestione del Territorio”. |
Il 19 aprile 2009 ha ricevuto presso il Presidio NO TAV di Borgone di Susa, il Premio intitolato a |
B |
runo Carli dal Valsusa Filmfest e riservato ai territori resistenti. |
Il 31 maggio 2009, Report, la trasmissione di Milena Gabanelli, ne ha raccontato l'esperienza |
nell'ambito della puntata curata da Michele Buono “Il male comune”. |
L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio. |
Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio. |
Un cancro che avanza ogni giorno alla velocità di oltre 1 |
Kmq all'anno, 30 ettari al giorno, 2 |
mq al minuto. |
Dal 1950 ad oggi, un'area grande quanto il Trentino Alto Adige e la Campania è stata seppellita sotto il cemento. |
Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non sarà più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. |
Ma nessuno se ne cura. |
F |
ertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono |
quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto. |
N |
on vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni |
edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e |
aeroporti, turistici, civili e militari. |
N |
on si può andare avanti così! |
La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico |
rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità |
culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio |
contenitore indistinto. |
La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata. Curiamola! |
STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO |
Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato |
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