BREBEMI COMINCIANO I PROBLEMI
La Nostra Amministrazione , ha sempre affermato e dichiarato in ogni dove, che i soldi per risolvere i problemi generati dall'arrivo deell'autostrada ci sono già e tutti e che al Comune non sarebbe costato un centesimo, ne in sconti sulle urbanizzazioni ne in cessioni o in ogni forma di agevolazioni
Ci sono quelli per preservare il territorio dal rumore e dall'inquinamento, per le migliori e più moderne opere di mitigazione, ci sono quelli per la delocalizzazione a costo zero per i cittadini di Tregarezzo,, gli unici che non ci sono , son quelli per preservare il territorio facendo passare la BreBeMi in galleria nel tratto del nostro Comune.
Nonostante tutte le assicurazioni, il Comune e tutte le parti interessate, non hanno mai messo per iscritto nulla o dato garanzie certe presentando un pur minimo documento o proggetto.
Ora leggendo l'articolo sotto riportato, qualche preoccupazione in più (come se ce ne fosse bisogno), per noi cittadini e per i residenti di Tregarezzo certamente c'è.Cosa aggiungere di più, nulla aspettiamo fiduciosi.
Per Segrate Felice Procopio Gregorio Andrea
DALL'Espresso n.15 del 15 aprile 2010 (pag.139)
Milano-Brescia asfalto bollente
La crisi era andata in scena a febbraio. In un convegno fatto apposta per magnificare le Infrastrutture lombarde, il capo della Cdp (Cassa Depositi e Prestiti) Massimo Varazzani aveva sganciato la bomba: "Per la Brebemi ci hanno sollecitato i fondi ma non ho ancora ricevuto un piano sulla sostenibilità finanziaria". Apriti cielo. Il nastro del cantiere dell'autostrada direttissima Milano Brescia è stato tagliato da Silvio Berlusconi nel luglio 2009, ma a oggi l'iter del finanziamento non è completo. Anche per il probabile successore di Varazzani, Giovanni Gorno Tempini, sarà un dossier caldo: nel capitale della Brebemi uno dei soci forti è IntesaSanpaolo, presieduta da Giovanni Bazoli, al cui fianco Gorno Tempini lavora in Mittel. Di Brebemi il consiglio della Cdp si è occupato il 31 marzo: la società ha chiesto la garanzia sui debiti che resteranno al termine dei 19 anni di concessione. La Cdp si è detta disponibile ma ha posto una serie di condizioni, sottolineando "criticità". Una fra tutte: tra il piano originario e quello attuale il capitale proprio rischiato dai soci è passato da un terzo a un sesto e i costi raddoppiati. "Sarebbe meglio se i soci facessero una sforzo superiore", dicono alla Cdp. Per ridurre il rischio che i cittadini restino con il cerino in mano.
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