Da parecchi anni l’area ex SISAS, situata tra Pioltello e Rodano e riconosciuta come sito di interesse nazionale, attende di essere bonificata dalle discariche abusive e dalla presenza di inquinanti pericolosi nei terreni ove la fabbrica fallita era a suo tempo insediata. Parliamo di 300.000 metri quadrati di superficie dove trovavano collocazione depositi di rifiuti industriali per circa 290.000 tonnellate (di cui 50.000 classificate come rifiuti pericolosi). Sono note a tutti le vicende che hanno portato all’attuale situazione: dalla firma dell’Accordo di Programma del 2007 alla mancata esecuzione delle opere di bonifica da parte dell’operatore, fino all’assegnazione dei lavori alla Società Daneco per evitare la sanzione comminata all’Italia da parte dell’Unione Europea. Per arrivare ad una soluzione definitiva che aiuti anche i Comuni, che in questi anni hanno dovuto gestire le criticità dovute ai ritardi della bonifica, Carlo Borghetti, insieme agli altri consiglieri del PD Fabio Pizzul, Arianna Cavicchioli, Franco Mirabelli, Sara Valmaggi e Francesco Prina, ha presentato una mozione urgente per impegnare la Giunta regionale ad intraprendere alcune azioni che vadano in questa direzione. “Abbiamo ritenuto – dichiara Borghetti – che la rilevanza del caso della ex Sisas meriti al più presto un passaggio in Consiglio regionale nell’interesse non solo delle comunità locali ma dell’intero territorio lombardo. Chiediamo che la Giunta si impegni affinché i Comuni di Pioltello e Rodano possano diventare proprietari delle aree e concludano così le operazioni di bonifica dei terreni contaminati. Domandiamo l’annullamento dell’Accordo di Programma del 2007 e la promozione di un nuovo accordo che coinvolga tutti i soggetti pubblici. Infine, impegniamo la Giunta a confermare gli impegni assunti da Regione Lombardia e Provincia di Milano per la riqualificazione del territorio, anche al fine di rendere disponibili ed elargibili in tempi rapidi le compensazioni economiche a favore dei Comuni di Rodano e Pioltello. Auspichiamo pertanto una forte assunzione di responsabilità di tutte le forze presenti in Consiglio nell’auspicio di poter compiere un altro passo che ci porti al più presto alla riqualificazione completa dell’area”.
Di Carlo Borghetti
copyright © riproduzione riservata
Tutte le foto e i filmati pubblicati sono soggetti a copyright © riproduzione riservata
per l'utilizzo chiedere l'autorizzazione preventiva all'amministrazione del blog
per l'utilizzo chiedere l'autorizzazione preventiva all'amministrazione del blog
Pagine
sabato 26 febbraio 2011
Ex SISAS, la mozione: subito un nuovo accordo per la bonifica
venerdì 25 febbraio 2011
I GORILLA ESCONO DALLA GABBIA PER METTERSI AL SICURO
DUE AMICI FINALMENTE AL SICURO!! CON L'AUGURIO CHE VENGANO CURATI
Oggi alle 15,30 i gorilla pioltellesi venivano finalmente liberati dallo loro pericolosa gabbia, che li avrebbe portati a morte certa.
Imbragati e sollevati, sono stati caricati su un camion per metterli al sicuro da vecchi e nuovi nemici, in attesa di sapere cosa vorranno fare l'artista ( Andrea Rivalta) e il proprietario ( Comune di Ravenna), che speriamo li salvino e li cedano grautuitamente, per donarli finalmente Liberi al Baden Pawell Paek di Pioltello e a tutti i suoi bambini
Ringraziamo Antonello e tutti quelli che si sono impegnati a renderli trasportabili per portarli in via Dannunzio, nella stesso luogo dove avevano preso vita e dove ci auguriamo, possano con il cotributo di tutti, essere curati e finalmente liberati.
Oggi alle 15,30 i gorilla pioltellesi venivano finalmente liberati dallo loro pericolosa gabbia, che li avrebbe portati a morte certa.
Imbragati e sollevati, sono stati caricati su un camion per metterli al sicuro da vecchi e nuovi nemici, in attesa di sapere cosa vorranno fare l'artista ( Andrea Rivalta) e il proprietario ( Comune di Ravenna), che speriamo li salvino e li cedano grautuitamente, per donarli finalmente Liberi al Baden Pawell Paek di Pioltello e a tutti i suoi bambini
Ringraziamo Antonello e tutti quelli che si sono impegnati a renderli trasportabili per portarli in via Dannunzio, nella stesso luogo dove avevano preso vita e dove ci auguriamo, possano con il cotributo di tutti, essere curati e finalmente liberati.
Etichette:
AMBIENTE,
Andrea Rivalta,
comune di Ravenna,
gazzetta dellaMartesana,
GORILLA,
il giorno martesana,
pioltello,
segrate,
territorio
Dalla Mozione sulla mobilità ciclabile RISULTATI E PROSPETTIVE IMPORTANTI
IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE VIABILITA' GASPARINI, DICHIARA CHE IL COLLEGAMENTO FRA SEGRATE E PIOLTELLO CHIESTO DA NOI RIPETUTAMENTE SI FARA'
Partendo da una (MOZIONE ) Presentata dalla lista civica INSIEME X SEGRATE sulla mobilità ciclabile e grazie alla disponibilità e serietà del presidente della commissione Gasparini, si è aperta una fattiva collaborazione fra l'Amministrazione e la lista civica Insieme per Segrate, su questo tema cosi fondamentale per il territorio e per i cittadini.
Un metodo di lavoro, di reciproco rispetto e fiducia, che lascia presagire ulteriori possibilità di collaborazione e confronto su temi che riguardano il nostro specifico territorio, per trovare suluzioni condivise che portino benefici alla città intera.
Va dato merito al presidente Gasparini di non essersi arroccatto e fermato nella solita contrapposizione fra maggioranza ed "opposizione", che crea solo scontro e non ascolto.
Di aver capito, che solo una collaborazione fattiva tra Amministrazione ed una lista Civica come Insieme per Segrate che pur se all'opposizione, per sua natura e composizione, non può essere definita ne di destra ne di sinistra, ma emanazione e portatrice di interessi trasversali legati al territorio ed ai cittadini.
Negli articoli usciti sui giornali come quello sotto riportato, i grandi meriti sull'idea e sull'impegno della lista Civica dei Cittadini non vengono in nessun modo messi in evidenza, questo però crediamo non sia importante, l'importante sono i grandi risultati ottenuti e la consapevolezza che questo nuovo modo di collaborare sia fondamentale nel proseguo nell'interesse della città e dei cittadini, che è quello che ad una vera lista civica interessa.
DAL GIORNO Una pista dopo l'altra il Comune impara a pedalare
Il Comune di Segrate ha interpellato l'associazione Segrate ciclabile e svolto un sopralluogo per migliorare e correggere le piste ciclabili
I ciclisti con la commissione Viabilità
Gradini pericolosi, cartelli segnaletici mancanti, strisce di attraversamenti da riverniciare, curve cieche e piste interrotte. È ampia e variegata la lista di errori e disagi che Vittorio Cristofori, presidente dell’associazione «Segrate ciclabile», ha indicato al tecnico comunale Giampiero Airato. Dal canto loro, Paola Monti, Gianfranco Rosa e Claudio Gasparini, della commissione Viabilità, spiegano: «Discutevamo sugli interventi da eseguire, ma indicando i punti critici su una cartina non riuscivamo a capirci. Per questo abbiamo deciso di fare un sopralluogo sul campo, ascoltando cosa i maggiori utenti delle piste: i ciclisti di Segrate».
Allora via, indossato il giubbotto, si inforca il sellino. Tappa d’obbligo, purtroppo, è l’incrocio fra via Tiepolo e via Rugacesio, dove otto giorni fa un incidente ha coinvolto P. M., 71 anni. La donna stava andando in bici verso Pioltello, dove risiede e, svoltando verso sinistra è stata tamponata, senza riportare gravi ferite, da un Fiat Doblò. Qui la strada ciclabile si interrompe, per riprendere 150 metri più in là a Pioltello. Il gruppetto elavora diverse le ipotesi di intervento: piccoli dossi verniciati di rosso o strettoie artefatte per ridurre la velocità della automobili.
Di sicuro, il Comune è intenzionato a prolungare la pista fino a Pioltello. La comitiva, una decina di persone di cui fa parte anche il consigliere Mario Sormani e altri due soci di Segrate ciclabile, si sposta in via Morandi, dove da poco sono stati rimossi i panettoni anti parcheggio che ingombravano anche la pista.
Appena in tempo per arrivare alla rotonda e un ciclista di passaggio sale sul ponte «degli specchietti» ignorando completamente l’avveniristica passerella inaugurata nel settembre 2009. Qui il problema è lo scivolo di salita alla pista ciclabile: troppo defilato sia per chi viene dal centro città, sia da via Rugacesio ed è facile sfilare dritti in velocità senza accorgersi dell’accesso al percorso dedicato. Inoltre, sul portale che sovrasta la carreggiata, mancano i cartelli di divieto d’accesso ai ciclisti e «la segnaletica orizzontale è errata», sottolinea Airato. Il nodo più difficile da sciogliere è però all’incrocio fra via Morandi e la Rivoltana.
Una curva cieca all’uscita della passerella mette in pericolo la sicurezza dei ciclisti che attraversano la strada. Le varie parti sollevano mille proposte: un semaforo a chiamata, un anello ciclabile a 360 gradi intorno alla rotonda, un bivio della passerella per Limito. Ma qui tutto è più complicato, anche per un intreccio di competenze fra Comune e Provincia e per l’atteso arrivo della Brebemi.
Si conclude il piacevole mercoledì mattina di sole a San Felice, dove, davanti al centro Marconi, la segnaletica orizzontale è tutta da rifare: «Soprattutto con icone che facciano rallentare gli automobilisti in vista di attraversamento ciclabile». Un lavoro puntiglioso, quello di Cristofori, ma lo è anche quello di Airato, che prende appunti su carta millimetrata. Fra le altre zone critiche da migliorare, ci sono l’area Tregarezzo - Novegro - Corelli, cui spetta l’ultima parola alla Provincia e sulla Cassanese, di fronte all’Esselunga. Fatto un preventivo, fra due settimane sarà la commissione Viabilità a decidere sul da farsi.
http://www.ilgiorno.it/martesana/cronaca/2011/02/24/464685-pista_dopo_altra.shtml
Il Giorno Martesana
di Daniele Monaco
Etichette:
consiglio,
il giorno martesana,
pioltello,
piste ciclabili,
segrate,
territorio
giovedì 24 febbraio 2011
SEGRATE AL HEINEKEN JAMMIN FESTIVAL
ANCHE GLI ARTISTI DI SEGRATE AL PIU GRANDE FESTIVAL ITALIANO
THE BIG DEE
Uno splendido artista segratese tra i big del festival più importante della musica rock italiana, un amico che si è sempre distinto oltre che per le sue grandi capacità tecniche e vocali, anche per l'enorme disponibilità ad essere presente ( gratuitamente) alla festa di San Felice e della Parrocchia.
Molto disponibile e attento a tutto quello che riguarda il nostro territorio, è stato infatti presente cantando e suonando divinamente, a manifestazioni svolte a Segrate in difesa dell'ambiente.
http://hjfc1.heineken.it/band/thebigdee/2367d4d824c8ca0b201a49191fc33b22
THE BIG DEE
Uno splendido artista segratese tra i big del festival più importante della musica rock italiana, un amico che si è sempre distinto oltre che per le sue grandi capacità tecniche e vocali, anche per l'enorme disponibilità ad essere presente ( gratuitamente) alla festa di San Felice e della Parrocchia.
Molto disponibile e attento a tutto quello che riguarda il nostro territorio, è stato infatti presente cantando e suonando divinamente, a manifestazioni svolte a Segrate in difesa dell'ambiente.
THE BIG DEE
VI INVITIAMO A VOTARLO CLICCANDO SUL LINKhttp://hjfc1.heineken.it/band/thebigdee/2367d4d824c8ca0b201a49191fc33b22
mercoledì 23 febbraio 2011
DISCORSO ALL'UMANITA'
QUANTA VERITA', E QUANTA REALTA' IN QUESTE PAROLE
IERI E ANCOR PIU' OGGI
“L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio,
condotti a passo d’oca verso le cose più abiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi.
La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchine ci serve umanità,
più che abilità ci serve bontà e gentilezza.
Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto”.
di Charlie Chaplin
Etichette:
RISPETTO,
società,
Solidarietà,
umanità
TERRA UN BENE COMUNE DA PRESERVARE
Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
DOMENICO FINIGUERRA |
TERRA |
UN BENE COMUNE |
DA PRESERVARE |
L'esperienza di Cassinetta di Lugagnano |
alla ricerca dell'altra politica per un'altra Italia |
scaricabile da |
www.domenicofiniguerra.it |
Il sito del sindaco di Cassinetta di Lugagnano |
Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
“Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi. |
Per lui una parte di terra è uguale ad un’altra, perché è come uno straniero che |
irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra tutto quello che gli serve. |
La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l’ha conquistata passa oltre. |
Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba. |
Rapina la terra ai suoi figli, e non si preoccupa. |
La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio. |
Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare, |
sfruttare, vendere come si fa con le pecore o con le perline luccicanti. |
La sua ingordigia divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo deserto.” |
Dal discorso di Capo Seattle all’Assemblea Tribale del 185 |
Prima parte |
Il pianeta, l'Italia |
La terra ci serve. Per vivere. |
Per sostenere noi Italiani, con il nostro stile di vita, le nostre abitudini, le nostre passioni e i |
nostri vizi, ci servirebbero almeno altre tre Italie. |
Questo è il dato che emerge dal Living Planet Report del 2008 del |
Ciò significa che stiamo come stiamo e viviamo come viviamo, perché qualcuno, mette a |
nostra disposizione (volente o nolente) ciò che da noi comincia a scarseggiare: la terra. |
Senza troppi giri di parole, noi italiani viviamo godendo di terra non italiana. E noi lombardi, |
viviamo di terra non padana. |
Per coloro che si inchinano al totem del liberismo o che pregano sull'altare della |
competitività, non è eticamente riprovevole godere di benefici ed utilità ai danni di altri: è il |
mercato. Chi è più forte, più bravo, più innovativo o magari soltanto più fortunato o più furbo |
(e disonesto) vince. |
Però, allargando lo sguardo e considerando tutto il pianeta, salta all'occhio qualcosa che |
dovrebbe essere poco accettabile anche da parte di chi, pur essendo un liberista convinto, |
ha a cuore il futuro dei propri figli. |
Infatti, i dati del |
F ci dicono che la domanda dell'umanità sulle risorse del pianeta supera |
del 30% la capacità rigenerativa del pianeta stesso e che oltre tre terrestri su quattro, vivono |
in nazioni (e l'Italia è tra esse) che sono debitrici ecologiche. |
Il nostro stile di vita, i nostri consumi, la nostra voglia di vivere a 200 km all'ora, le gustose |
patatine che ungono il telecomando del televisore di ultimissima generazione, non gravano |
solo sulle spalle di qualcun altro in un altro luogo dello spazio (pianeta), ma anche sulle |
spalle di altri esseri umani che vivranno in un altro luogo del tempo (futuro). |
Il 31 dicembre 1986 ha visto l'alba il primo Earth Overshoot Day, giorno del sorpasso. |
2 |
Il giorno dell'anno in cui l'uomo esaurisce le risorse annuali prodotte dal pianeta, in cui |
incomincia a vivere intaccando il capitale, mangiando l'albero dopo averne divorato tutti i |
frutti, compromettendo così le risorse dell'anno successivo. |
Nel 2008, il sorpasso è avvenuto il 23 settembre... |
Non è forse il caso di rallentare ed invertire la tendenza? La risposta è ovvia. |
La pratica, però, è esattamente contraria. |
Tutta la nostra vita, ad eccezione (forse) di aspetti sentimentali o morali, dipende dalle risorse |
che il nostro pianeta è in grado di donarci. Se mangiamo e siamo vivi lo dobbiamo, in ultima |
istanza, alla terra. A meno che non si creda che il cibo riposto sugli ordinati scaffali dei |
supermercati ci sia arrivato con un astronave da un altro pianeta. |
L'impronta ecologica misura l'area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria |
per rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e per assorbire i rifiuti |
corrispondenti. Semplificando molto, ci da un'indicazione circa la domanda dell'uomo sulle |
risorse del globo terracqueo. Risorse che sono misurate sulla base della biocapacità di una |
determinata area geografica, sia essa una provincia o l'intero pianeta. |
Per rendere meglio l'idea, possono essere utili alcuni esempi che traducono l'impronta |
ecologica (che si misura in ettari o in metri quadrati) rispetto a consumi e stili di vita |
quotidiani: per ottenere 1 kg di carne bovina al giorno per un anno, occorrono 140 mq di |
terra; produrre 1 kg di pane al giorno per un anno necessita di 10 mq di terra; spostarsi tutti i |
giorni di 5 km comporta un fabbisogno annuale di 122 mq se pedaliamo, di 303 mq se |
utilizziamo l'autobus, di oltre 1500 mq se siamo automobilisti. |
E' evidente, pertanto, che la terra ci serve e che dovremmo tenercela stretta, preservarla e |
aumentare, laddove possibile, la sua capacità di dare vita. |
E invece, anziché togliere cemento, come consiglierebbe di fare il buon senso, continuiamo |
ad aggiungerne. |
Ed in Italia lo facciamo molto velocemente e voracemente, diminuendo così la biocapacità |
del nostro paese, e aumentandone la dipendenza rispetto ad altre aree del pianeta. Ci stiamo |
mangiando il futuro dei nostri figli. Allegramente... |
Italia, Repubblica fondata sul cemento. |
In Italia, il consumo annuo di cemento è passato dai 50 kg pro-capite del 1950 ai 400 kg pro- |
capite del 2007. Una tendenza alla crescita sotto gli occhi di tutti e che non pare arrestarsi, |
neanche in tempo di crisi. |
Anzi, è passaggio cruciale di quasi tutti i comizi e di tutti i dibattiti televisivi, l'affermazione del |
politico di turno che la crisi si batte con l'edilizia e con le grandi opere. La cazzuola e la |
betoniera sono diventati il simbolo dello sviluppo, del progresso e della riscossa tutta italiana |
e il consumo di territorio ha assunto dimensioni davvero molto inquietanti. |
Seguendo un modello di sviluppo funzionale solo alla sommatoria di interessi singoli e per |
nulla orientato da un disegno complessivo che miri all'innalzamento del livello di benessere |
collettivo e alla salvaguardia del bene comune, il nostro Paese ha cavalcato negli ultimi |
decenni un’urbanizzazione estesa, veloce e talvolta violenta. |
Un vero e proprio cancro che avanza alla velocità di oltre 100 Kmq all'anno, 30 ettari al |
giorno, 200 mq al minuto. Dal 1950 ad oggi, un'area grande quanto il Trentino Alto Adige e la |
Campania è stata seppellita sotto il cemento. |
Una goleada, spesso realizzata tra il tripudio dei tifosi: edilizia residenziale, artigianale e |
industriale, megacentri commerciali, outlets, città satellite. Conditi dei relativi svincoli, raccordi |
autostradali e rotonde. |
Dinamiche molto complesse, che però sono il risultato di un fatto molto semplice: la |
cementificazione non è stata mai considerata un’emergenza nazionale. |
Nonostante i numeri allarmanti, gli eventi disastrosi che si ripetono ogni anno, le numerose e |
quasi quotidiane denunce, che paiono essere l'eco dell'urlo lanciato negli anni '70 da |
Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
Antonio Cederna, il consumo di territorio non è percepito dalle grandi masse come un |
problema, e non viene quasi mai rappresentato come tale da chi detiene i mezzi per farlo. |
Però, all'occhio sensibile, l'Italia appare sempre più come una terra in svendita e sotto |
assedio. |
Cantieri che spuntano anche in posti impensabili, senza risparmiare parchi, zone protette e |
sottoposte a vincoli, di natura ambientale, paesaggistica o architettonica. |
Anzi, solitamente, più le aree sono pregiate, più sono appetibili per il mercato: si pensi che in |
alcuni tratti della costa ligure si è incominciato a costruire nel mare! |
Il dissesto idrogeologico è sempre più manifesto. Piangiamo tutti gli anni decine di sue |
vittime. |
Ma poi, passata la bufera, ritorniamo ad idolatrare le gru o le suggestive grandi opere. |
Il patrimonio naturale ed artistico che ci viene invidiato dal resto del mondo è sempre più |
compromesso. Si cominciano a notare alberghi chiusi e spiagge vuote, e gli stessi italiani, |
sempre più volentieri, preferiscono cercare all'estero la meta per le loro vacanze. |
L'agricoltura scivola costantemente verso l'impoverimento, sia economico che culturale, con |
grandi e fertili territori che sono passati (consapevolmente o meno) da una sana vocazione |
agricola, che però comporta pazienza e fatica, ad una ammaliante vocazione edilizia, che |
rende ricchi subito e senza sudore. |
I contadini, potenziali protagonisti di una rinascita produttiva per il paese, sempre più |
difficilmente riescono a resistere di fronte alle offerte di speculatori senza scrupoli, per i quali |
la terra è solo una preda, da addentare e divorare, senza alcun riguardo nei confronti della |
sua rigenerazione ecologica. |
Infine, le identità e le peculiarità di paesi e città sembrano destinate a perdersi in un unico |
anonimo e piatto contenitore. |
Agglomerati urbani del tutto simili e sovrapponibili tra loro (siano essi un quartiere di Roma, di |
Bari, di Torino o di Napoli), che non restituiscono la storia del luogo ma che sono modelli |
preconfezionati, buoni in Pianura Padana come nel Tavoliere delle Puglie. |
Insediamenti residenziali fuori le mura, che svuotano i centri storici per indirizzare le vite delle |
famiglie verso scialbe periferie, invitandoli a passeggiare in centri commerciali dai panorami |
artificiali. |
Sobborghi che azzerano le relazioni sociali tra le persone e che tutto favoriscono tranne che |
la nascita e il mantenimento nel tempo di un senso di appartenenza ad una comunità. |
Forse è giunto il momento di prendere atto con responsabilità che l’Italia è malata ed agire di |
conseguenza. Sempre che non sia troppo tardi |
Le buone intenzioni |
L’urbanizzazione viene sempre motivata da buone intenzioni: “il centro commerciale porterà |
posti di lavoro”, “con le mille villette avremo una scuola più grande e la piscina nuova”, “il |
polo logistico creerà sviluppo”. |
La spinta al consumo di territorio è venduta all'opinione pubblica come una necessità |
dell’economia, che avrà certamente ricadute positive sul benessere dei cittadini. |
Quindi, visto il tasso di cementificazione che abbiamo vissuto in Italia, dovremmo essere una |
delle locomotive economiche d’Europa e uno dei paesi dove il livello di qualità della vita è più |
alto. |
E invece non è così. Perché? |
Perché la pianificazione urbanistica, in Italia, è pressoché assente, e dove non vi sono regole |
a garanzia dell’interesse collettivo, prevalgono gli interessi di pochi, di chi domina il mercato. |
Ovviamente, le dichiarazioni e le motivazioni elencate a sostegno delle scelte urbanistiche |
indicano sempre grandi e durature utilità per le comunità. |
Ma la destinazione d’uso dei terreni, in realtà, non è stabilita a partire dalle necessità della |
comunità che vive su quella stessa terra, bensì da un processo decisionale orientato dalla |
forza contrattuale di chi detiene la proprietà dei terreni. |
Un processo decisionale sovente infarcito dai proclami prodotti dalla convinzione che ha |
ormai intossicato la quasi totalità della classe politica: non si può stare fermi, bisogna |
crescere ed essere competitivi, l’economia non si può rallentare, bisogna ammodernare il |
paese, occorre dare una risposta alle esigenze del mercato. |
N |
on è raro, poi, che il consumo di suolo diventi addirittura spreco: sono migliaia i capannoni |
vuoti, milioni le case sfitte. Sprechi che non hanno nessun beneficio, né sull’occupazione né |
sulla qualità della vita dei cittadini. |
Ma che al contrario, e paradossalmente, producono brillanti effetti sul PIL, perché un |
capannone dove mai nessuno lavorerà o una casa dove mai nessuno abiterà, aumentano |
comunque il PIL della nazione. |
Benessere o benavere? |
Il benessere, dopo più di un ventennio di dominio incontrastato del superindividualismo, del |
consumismo e dello slogan usa e getta (valido non solo per piatti e bicchieri di plastica, ma |
anche per i rapporti umani e per l'ambiente), è ormai confuso con il ben-avere. |
Le suggestioni pubblicitarie e i bisogni indotti ci fanno credere che possiamo stare meglio |
solo acquistando e possedendo l'ultimo modello di cellulare o di autovettura. |
Ma come spiega benissimo Francesco Gesualdi nel suo ultimo saggio, l'illusione dura poco |
5 |
e il ben-avere influenza per poco tempo il nostro stato d'animo. |
Il concetto di benessere andrebbe ridefinito, da ciascuno di noi. |
Come? |
Misurando e acquistando consapevolezza della nostra impronta ecologica. |
Cercando di fare in modo che il segno del nostro passaggio, del nostro camminare, non |
pregiudichi nulla per chi verrà dopo di noi. |
Cominciando a domandarsi in ogni occasione e per ciascuna decisione che compiamo, |
pubblica o privata che essa sia, se davvero l'opzione preferita farà vivere meglio noi, i nostri |
figli e i figli di chiunque altro in qualunque parte del mondo. |
alla definizione di un piano regolatore alla scelta del mezzo di trasporto da impiegare per |
raggiungere il proprio posto di lavoro, dall'acquisto della carta per gli uffici comunali a quello |
di un telefonino, dalla preferenza per l'acqua del rubinetto piuttosto che per quella in bottiglia, |
da ciascuna decisione deriva una conseguenza positiva o negativa per il benessere. |
Per tutte le decisioni, dobbiamo domandarci se davvero crescerà il benessere. |
Il benessere inteso come stare bene, che non è da confondersi con il PIL. |
Un indicatore, il Prodotto Interno Lordo, del tutto inadatto a dirci quanto sta bene un paese. |
Un numero virgola un numero che è una vera e propria farsa, venduto all'opinione pubblica |
come un'entità quasi soprannaturale in grado di condizionare tutto. |
Il dibattito politico in primis. |
Un indicatore che un democratico come Bob Kennedy, in un celebre discorso di 40 anni fa, |
6 |
metteva seriamente e appassionatamente in discussione. |
Prodotto Interno Lordo che cresce se aumentano gli incidenti stradali sulle nostre nuove |
autostrade ma che invece cresce poco se consumiamo un pasto a km zero, magari |
osservando e preservando un bel paesaggio. |
PIL che cresce se ci spostiamo in automobile (e che cresce tantissimo se abbiamo la |
sfortuna di percorrere parecchi chilometri di coda) e che invece sta fermo se usiamo la |
bicicletta o andiamo a piedi. |
PIL che cresce se condiamo la pasta con passata industriale di pomodori coltivati in terreni |
contaminati e che invece non si muove se la pastasciutta la gustiamo con i pomodorini |
coltivati sul nostro balcone o nell'orto del nostro vicino. |
PIL che cresce molto se facciamo una bella colata di cemento in un campo agricolo, |
costruendo infrastrutture inutili, padiglioni fieristici o quartieri residenziali, e che invece si |
muove appena se quello stesso campo è coltivato a ortaggi da pensionati per un gruppo |
d'acquisto solidale o popolare. |
Tornando ai democratici, dispiace dover constatare quanto i democrats di casa nostra, pur |
proiettando spesso, in occasione di congressi e kermesse, le foto dei fratelli Kennedy, |
insieme a quelle di Berlinguer e di Ghandi, siano abbagliati dal faro della rincorsa |
ipersviluppista, della competitività e della crescita. |
Un accecamento che impedisce la ricerca di un nuovo modello di società (con nuove |
pratiche, nuove modalità organizzative, nuovi stili di vita, rispettosi dell'ambiente e dell'uomo, |
traducendo e sviluppando i messaggi di austerità e sobrietà, lanciati proprio da alcuni dei |
suddetti pensatori e politici) e che conduce ad una triste omologazione culturale, trattenendo |
dirigenti politici, che un tempo “sognavano il sol dell'avvenir”, a discutere all'interno di un |
modello di sviluppo disegnato dai veri attori protagonisti della commedia tragica in corso di |
rappresentazione sul teatro mondiale e che sta mostrando il suo limite maggiore: non aver |
tenuto in conto la limitatezza delle risorse. |
Un accecamento che fa perdere l'opportunità di ritrovare una missione politica nella storia. |
Peccato davvero. |
Però speriamo, con l'aiuto di intellettuali e commentatori che cominciano a rendersi conto |
che il mito della crescita infinita non è che un enorme paravento ideologico, di smuovere le |
acque torbide di un dibattito politico monotono e monocorde. |
Michele Serra, L'amaca, da “la Repubblica” domenica 20 settembre 2009: “Chi la dura la vince. Fino a pochissimi anni |
fa mettere in dubbio la sacralità del Pil equivaleva a dimettersi dal dibattito politico. Cose da fricchettoni, da estremisti, da |
frange utopiste. Oggi sono gli economisti (perlomeno: alcuni economisti) a negare che il Pil basti a valutare il benessere. |
Repubblica di ieri presentava uno studio davvero rivoluzionario sulle regioni italiane. Lombardia e Veneto, ricchissime ma |
inquinate e meno vivibili delle regioni del Centro, scendono in classifica: "inutile guadagnare più degli altri se poi ci si |
ammala di asma bronchiale", scriveva giustamente Roberto Petrini a commento dello studio. Regioni meno ricche ma più |
vivibili, come Marche Umbria e Toscana, salgono in graduatoria. Vent’anni di pensiero unico avevano quasi azzerato ogni |
valutazione eccentrica dello stato delle cose. Perfino una ovvietà, che la quantità non necessariamente sia qualità, suonava |
stravagante. Produrre di più, a qualunque costo, guadagnare di più, a qualunque costo, questa era la sola legge. I pochi che |
hanno tenuto accesa la fiammella del pensiero critico oggi possono essere fieri di se stessi. I pazzi sembravano loro. |
Pazzesco, oggi, sembra l’avere vissuto per produrre anziché produrre per vivere.” |
Circoli viziosi! |
Il giocatore che dovrebbe ricoprire un ruolo strategico nella partita urbanistica, ovvero il |
Comune, non è in grado (perché non vuole, perché non può o perché gli viene impedito) di |
esercitare uno dei compiti affidatigli dalla legge. |
Il Testo Unico degli Enti Locali (art. 13) lo afferma chiaramente: spettano al comune tutte le |
funzioni amministrative che riguardano l’assetto e l’utilizzo del territorio . |
In realtà i comuni e i loro sindaci hanno abdicato, o sono stati destituiti, dal ruolo di gestori |
del territorio. |
Da almeno due decenni si assiste a politiche urbanistiche pensate e orientate non dalla |
competente autorità comunale, nell’interesse generale della collettività, bensì dai grandi |
operatori immobiliari che, ovviamente, perseguono i loro legittimi interessi privati. Come? |
Si fa però notare che se la nostra Costituzione all’Art. 41 dice che “L’iniziativa economica privata è libera”, aggiunge |
anche che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale”.. |
I comuni versano in condizioni economiche precarie e le leggi finanziarie, anno dopo anno, si |
sono distinte per ingenti tagli agli enti locali. L'abolizione dell'ICI ha provocato un ulteriore |
aggravamento della situazione. Entrate in costante diminuzione e uscite in costante aumento |
producono bilanci in costante e forte squilibrio. |
In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un sindaco e la sua giunta, è sempre più |
difficile far quadrare i conti, realizzare le opere pubbliche, garantire ai cittadini servizi |
indispensabili e costruirsi il consenso presso gli elettori. |
Se poi l’attività amministrativa è ispirata da manie di grandezza diventa ancora più difficile |
trovare le risorse necessarie. |
Alcuni sindaci si sentono obbligati a dover lasciare la loro impronta (di solito poco |
ecologica...) e promettono oltre misura: palazzetti, piscine, centri civici, bowling, rotonde, |
eventi e appuntamenti autoreferenziali. |
Quindi, come riuscire a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche |
(necessarie o meno) e organizzare eventi culturali e servizi alla persona (necessari o meno)? |
Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il |
proprio consenso? La risposta a questa domanda, purtroppo, è spesso molto semplice. |
Grazie alla legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di |
urbanizzazione e alla disponibilità di territorio in aree geografiche dove l’edilizia rappresenta |
un valido investimento, si pratica la monetizzazione del territorio. |
Una prassi che vede l'ente comunale come soggetto debole nei confronti dell'operatore |
privato, il quale può mettere in gioco quelle risorse necessarie alla chiusura annuale dei |
bilanci. |
Una pratica ormai normalizzata e considerata l'unica via possibile da percorrere. |
Un circolo vizioso che però, se non verrà interrotto, porterà, anzi sta già portando al collasso |
urbanistico, dovuto all'espansione disordinata e senza limiti, intere aree del paese. |
Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con l’edilizia e che di |
fatto droga i bilanci comunali, finanziando spese correnti con entrate una tantum che però, |
siccome il territorio non è infinito, prima o poi termineranno. |
Per ora si preferisce guardare altrove e far finta di non vedere l'evidente assurdità di questa |
situazione, lasciando accesi i riflettori solo sulla politica del Panem et Circenses. |
S |
i viziano e coccolano i cittadini, si ammicca loro, facendoli vivere in un sogno, evitando di |
dire la verità: ovvero che la partita di calcio Nazionale Cantanti contro Vecchie Glorie |
Comunali (arbitro: il Gabibbo), cui assistono nel bellissimo nuovo stadio comunale, non è |
gratis. |
Ma è pagata cara e salata: con il campo di grano, di riso o di barbabietole che stava proprio |
dietro casa loro. |
La monetizzazione del territorio come strumento per pareggiare i bilanci e consolidare |
popolarità tra gli elettori, ha provocato la conurbazione tra comuni un tempo separati e la |
formazione di città continue. |
Non solo a Milano ma attorno a tutte le aree metropolitane d’Italia si sono formate immense |
periferie urbane, quartieri dormitorio, luoghi senza storia né anima. Scenari ben diversi dai |
sogni venduti con l'adozione delle varianti urbanistiche. |
Osservando dal satellite il nord dell'Italia, è facile notare la formazione della cosiddetta |
megalopoli padana, da Cuneo a Trieste, una grande città diffusa. |
Risultato del cosiddetto sprawl , “un modello di urbanizzazione disperso e a bassa densità |
che aggredisce la bellezza dei paesaggi sfigurandoli e annullandone le caratteristiche |
identitarie sotto una massa indifferenziata di elementi artificiali anonimi e spesso volgari. |
Una megalopoli che è una delle regioni del pianeta più inquinate. Una megalopoli che è |
frutto di migliaia di decisioni locali, compiute da sindaci, giunte e consigli comunali. |
Perennemente sottoposti al ricatto degli oneri di urbanizzazione e costantemente tentati dal |
seguire la via facile della svendita del territorio per la costruzione del proprio consenso |
elettorale e delle proprie carriere politiche. |
“L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, |
fatto precipitare il mondo nell’odio, |
condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. |
Abbiamo i mezzi per spaziare, |
ma ci siamo chiusi in noi stessi. |
La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, |
la scienza ci ha trasformati in cinici, |
l’abilità ci ha resi duri e cattivi. |
Pensiamo troppo e sentiamo poco. |
Più che macchine ci serve umanità, |
più che abilità ci serve bontà e gentilezza. |
Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto”. |
Dal discorso all'Umanità di Charlie Chaplin, Il Grande Dittatore |
Seconda parte |
A Cassinetta di Lugagnano |
Piccolo pezzo d'Altra Italia. |
Cassinetta di Lugagnano è una comunità di quasi 1800 abitanti. Una perla incastonata sulle |
sponde del Naviglio Grande, una ventina di chilometri a sud-ovest di Milano, nel mezzo |
dell'ultimo polmone verde che abbraccia il capoluogo lombardo. |
Un territorio pregiato, una mezza luna fertile per l'agricoltura, un paesaggio ambientale e |
architettonico incantevole. Due parchi: il Parco Lombardo della Valle del Ticino (corridoio |
ecologico che unisce le Alpi alla Pianura Padana, una delle sei Riserve Italiane della Biosfera |
tutelate dall'Unesco) e il Parco Sud Milano (uno dei parchi agricoli più grandi d'Europa). |
Un'area vasta e libera, da tempo soggetta ad attacchi speculativi, nella maggior parte dei |
casi perfettamente riusciti, e di progetti infrastrutturali tanto inutili, quanto costosi e dannosi. |
Una prateria che è considerata il posto migliore e naturale dove la grande metropoli possa |
sfogare i sintomi della grave malattia che la affligge da decenni: l'incontinenza edilizia. |
Quando nel 2002 cominciammo a scrivere il programma della Lista Civica Per Cassinetta da |
presentare alle elezioni comunali, giunti al capitolo urbanistica, non abbiamo avuto nessuna |
esitazione: “Dobbiamo invertire la rotta, dobbiamo immaginare e praticare una politica |
diversa”. |
Politica che è risaputo, a livello locale, ruota tutt'intorno all'urbanistica, considerata la vera e |
propria ciccia della politica. |
Obiettivo, semplice e dichiarato: fermarci, far respirare la terra e lanciare un messaggio |
nuovo ed inequivocabile, anche agli altri comuni. |
Dare un segnale di speranza e dimostrare coi fatti che non è impossibile disegnare un piano |
regolatore che non sia la traduzione delle aspettative del partito del cemento. |
1 |
La nostra lista civica, con una chiara matrice di centrosinistra, vinse con il 50,1% dei voti. |
In Lombardia, terra padana. Nello stesso comune dove Formigoni, Bossi e Berlusconi, |
veleggiano ad ogni consultazione attorno al 65%. |
Avevamo così l'opportunità di fare ciò che andava fatto: prendere atto per davvero che la |
Terra d'Italia è malata e cominciare a curarla, contribuendo ad un tentativo collettivo di |
mettere il tema del consumo di suolo in primo piano. Opportunità che non ci siamo lasciati |
sfuggire. |
Il sassolino di Cassinetta di Lugagnano. |
Avevamo in mano un sassolino e l'abbiamo lanciato nello stagno. Un sassolino che |
cascando nell'acqua ha detto: “Stop al Consumo di Territorio”. |
1 |
2 |
Un obiettivo perseguito con un’azione concreta. |
Anzi, forse l’unica azione concreta possibile per un comune: l’adozione di un Piano |
Regolatore Generale che puntasse all'azzeramento del consumo di suolo, che non |
prevedesse nuove aree di espansione urbanistica e che investisse tutto sul recupero del |
patrimonio esistente, sulla promozione dell'agricoltura e sulla valorizzazione del paesaggio |
ambientale e architettonico. |
Nel febbraio 2007, dopo un lungo procedimento che ha visto la partecipazione della |
cittadinanza, il consiglio comunale di Cassinetta di Lugagnano ha approvato definitivamente |
il suo nuovo piano regolatore (PGT, Piano di Governo del Territorio), poi battezzato a |
“Crescita Zero”. Un piano regolatore che salvaguarda, come previsto dal programma, uno dei |
beni comuni che possono essere sottoposti alla tutela delle amministrazioni comunali: la |
terra. |
Tre mesi dopo, il 26 maggio 2007, i cittadini sono tornati alle urne per eleggere nuovamente il |
sindaco e il consiglio comunale. |
La nostra lista civica si è riproposta con lo stesso programma in campo urbanistico, |
chiedendo agli elettori di confermare la scelta già operata in precedenza. |
E la risposta è stata molto forte, con un consenso che è passato dal 50,1% al 62,1%. |
Stop al consumo di territorio |
Dire “Stop al consumo di territorio” e quindi adottare una pianificazione urbanistica che metta |
veramente in discussione la prassi dominante, attira diffidenze. Ovviamente. |
Si viene stigmatizzati, considerati anacronistici. Additati come contrari al progresso. |
Talvolta addirittura eversivi. |
E forse quest'ultima affermazione è vera... |
Perché in maniera quasi naturale, dall'azione a tutela della terra sortisce una contestazione |
dell’intero modello di sviluppo oggi imperante nel (sul) pianeta. |
Purtroppo, questo inevitabile attrito con con chi impera fa passare in secondo piano le |
opportunità e i benefici, che la scelta di non consumare territorio potrebbe creare. |
N |
on solo per l'ambiente, ma anche per il mondo che ruota attorno al cosiddetto mattone. |
Ad esempio, se invece di grandi e costosissime opere (capital intensive), si ipotizzassero |
tante piccole opere pubbliche diffuse (labour intensive) tendenti a (1) riqualificare tutto il |
patrimonio immobiliare esistente sul territorio nazionale, abbattendone i consumi energetici e |
riconvertendoli alle energie pulite e rinnovabili, e (2) recuperare alla bellezza molti degli |
angoli del bel paese deturpati da ecomostri o scempi di varia natura, ci sarebbe |
probabilmente da lavorare, e per parecchi decenni, per tutte le imprese legate all’edilizia. |
Inoltre, così facendo, forse invertiremmo la rotta che sta portando l'Italia, il più bel |
transatlantico da turismo, verso uno di quei cimiteri navali dove vengono lasciati a marcire |
vecchi gloriosi mercantili e arrugginite petroliere dismesse. |
Eppure, come già si è detto, pianificare puntando tutto sul recupero di ciò che già esiste, se |
da un lato può procurare simpatie da parte della sparpagliata e sparuta comunità |
ambientalista, dall'altro innesca aspre e dure critiche, spesso inconfessabilmente interessate. |
Se attraverso le scelte urbanistiche si promuovono l’agricoltura locale e la filiera corta, e |
quindi non si acconsente all'apertura di grandi magazzini, si instaura un legame con le |
piccole aziende agricole e con i piccoli negozi di vicinato, ma si entra in contrasto con il |
sistema alimentare e commerciale basato sulla grande distribuzione. |
Se in luogo delle classiche lottizzazioni si preferisce il recupero dell’esistente, ci si allea con i |
piccoli artigiani locali, quelli in grado di recuperare una corte malandata o di restaurare un |
soffitto affrescato, ma si scatena l’avversità degli imprenditori dell'immobile, esperti di |
interventi fatti con il classico stampino, tutti uguali, buoni a Cuneo come a Sassari. |
Se si salvaguardano parchi e boschi, si fanno più felici i bimbi (e non solo loro), ma si |
rendono ancora più ostili coloro che pensano che i vincoli delle aree protette siano solo un |
intralcio per le loro operazioni corsare. |
Se con le scelte urbanistiche si contrastano le grandi opere, siano esse autostrade o linee ad |
alta velocità, che rischiano di stravolgere per sempre la morfologia e l'equilibrio di un |
territorio, si viene puntualmente indicati al pubblico ludibrio come “i soliti ambientalisti del |
no”. |
In definitiva, ipotizzare, e soprattutto praticare come abbiamo cercato di fare a Cassinetta di |
Lugagnano, una politica urbanistica e territoriale che metta in dubbio il principio della |
crescita infinita, porta inevitabilmente a definire nuove coordinate e a cercare un nuovo |
paradigma generale, un nuovo modello di sviluppo, in grado di (ri)orientare l'agire politico. |
n modello alternativo e partecipato. Sobrietà, fantasia, fiscalità. |
L'aver preso coscienza delle funeste conseguenze del circolo vizioso della monetizzazione |
del territorio e del modo in cui, oltre ai danni al paesaggio, all'ambiente e all'agricoltura, |
questo fenomeno inquina tutta la politica, ci ha obbligati a cercare e trovare altre strade, in |
grado di interrompere il circolo vizioso stesso. |
Un modello alternativo che, per quanto artigianale, oltre ad aver recato beneficio alla terra, ha |
innescato il vecchio proverbio che dice “fare di necessità virtù”, mettendo in moto sobrietà e |
austerità; dichiarando guerra alla pigrizia e al conformismo. |
Un modello che senza la partecipazione, forse, non avrebbe dato i risultati sperati. |
Attraverso assemblee pubbliche informative, confronti, questionari ed interviste, i cittadini |
hanno acquistato la consapevolezza che il territorio, anche se in base al catasto o ai mappali |
non è di loro proprietà, è comunque un bene che va salvaguardato e protetto e che a loro |
spettava una parte importante della decisione. |
La scelta di coinvolgere i cittadini, a partire dai più piccini, è stata fondamentale ed ha |
rappresentato un grande valore aggiunto, sia per gli urbanisti incaricati che per gli |
amministratori. |
Spesso, dopo essere stati eletti, i politici si (rin)chiudono nelle loro stanze. Forse per paura di |
rimettersi in discussione. Sottovalutando così i cittadini. |
Al contrario, questi ultimi possono essere di gran conforto nelle decisioni importanti e sanno |
consolidare la determinazione nel portare avanti le scelte compiute insieme, facendo da |
contrappeso democratico e collettivo alle forze dei singoli portatori di interessi privati. |
L’aver portato in piazza la discussione sul piano regolatore ha anche svolto una funzione di |
rafforzamento della decisione, vincolando pubblicamente gli amministratori e rendendo un |
po’ più difficoltoso, in futuro, un cambio di strategia. La partecipazione, per usare una |
metafora, è stata una sorta di vaccinazione, necessaria a rendere immuni tutti gli |
amministratori dal contagio della malattia del cemento. Speriamo per un lungo periodo... |
N |
on avere più la disponibilità degli oneri di urbanizzazione e dei contributi aggiuntivi derivanti |
dalle grandi lottizzazioni, ha reso (e rende tuttora) arduo sia realizzare le opere e gli |
investimenti necessari alla comunità, sia il mantenimento di standard qualitativi e quantitativi |
nei servizi alla persona. |
Il lavoro più critico non è stato quello di definire il Piano Regolatore. Quest’ultimo, al contrario, |
non dovendo prevedere algoritmi e formule strane per consentire operazioni urbanistiche |
particolari, è stato forse il passaggio più semplice dal punto di vista amministrativo. Tant'è |
che spesso, quando ci viene richiesta la documentazione del nostro piano regolatore oppure |
si domanda al nostro Comune di illustrarlo pubblicamente, sortisce nel nostro interlocutore |
incuriosito una domanda: “è tutto qui?” |
Si, è tutto qui. Fermare il consumo di suolo agricolo e la cementificazione non richiede |
particolari preparazioni tecniche, ma una fortissima volontà politica. |
La maggiore difficoltà, invece, è stata (ed è tuttora) far quadrare il bilancio. |
Taglio delle spese nei settori non indispensabili, ricerca di altre e innovative fonti di |
finanziamento, adozione di piccoli interventi che comportano con pochi sforzi grandi risultati. |
Queste le linee guida che hanno orientato la politica finanziaria del comune. |
N |
essuno staff, né addetti stampa, informatori comunali redatti dagli amministratori. Ci si |
muove con i mezzi pubblici o in bicicletta. L’auto blu del comune è una Panda Verde. Nessun |
convegno a spese del comune. Assessori che tagliano il salame alla festa del paese. |
Impegno costante nel copiare le buone prassi suggerite dall'Associazione Comuni Virtuosi. |
Tramite la ESCO consortile, si punta sulla riduzione dei consumi energetici e si investe nelle |
fonti rinnovabili, mettendo in campo interventi anche molto semplici che talvolta solo per |
1 |
3 |
pigrizia non vengono neanche presi in considerazione. |
Per gli investimenti ritenuti indispensabili che non è possibile realizzare con contributi a fondo |
perduto, di cui siamo sempre alla ricerca, si procede all'accensione di mutui con |
conseguente ricaduta sulla fiscalità locale. |
N |
el caso più importante, come la nuova scuola dell’infanzia, il mutuo da un milione di euro è |
stato coperto dall'aumento di un punto dell’ICI sulle seconde case, sui capannoni e sulle |
attività produttive. |
Una sorta di tassa di scopo, ove è stata resa evidente la destinazione del nuovo balzello. |
Agli imprenditori, in sostanza, è stato detto: “in passato avete goduto dell’opportunità di |
sviluppare le vostre aziende grazie all'utilizzo del territorio. Ora è giusto che restituiate alla |
comunità di Cassinetta di Lugagnano, tramite un aggravio fiscale, una parte dei benefici |
ottenuti”. |
Facendo leva sulla qualità paesaggistica e ambientale del nostro piccolo comune, quasi tutte |
le attività culturali sono poste a carico di sponsor o altri enti pubblici e privati. |
Per cercare di pareggiare il bilancio si è ricorso, infine, anche alla fantasia, cercando di |
cogliere tutte le opportunità, anche quelle più strane. Ad esempio, per far fruttare la forte |
domanda di celebrare matrimoni civili a Cassinetta tutti gli amministratori si sono messi a |
disposizione, anche in orari strani, nelle ville settecentesche, nei parchi comunali o in piazza, |
persino a mezzanotte. Ma ad un costo maggiorato. |
1 |
4 |
Molto probabilmente, grazie alla politica di rigore finanziario condotta, ai risparmi e alle nuove |
entrate reperite, se non si fosse optato per la crescita zero, continuando ad incamerare |
ingenti somme in oneri di urbanizzazione, sarebbe stato possibile ridurre, e di molto, la |
pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese. |
Invece, l’ICI sulla prima casa (finché c’era) è rimasta ferma al 6 ‰, l’addizionale comunale è |
bloccata al 2%, i costi dei servizi a domanda individuale come la mensa scolastica o l'asilo |
nido sono stati aumentati e l’ICI su seconde case e altri fabbricati è stata innalzata di un |
punto. Senza nessun isterismo collettivo dovuto al contagio del virus giù le tasse! |
Forse perché i cittadini, se adeguatamente informati, sanno discernere l'utile (la terra, il |
benessere loro e dei loro figli) dal dilettevole (gli outlets, le cittadelle del commercio e le loro |
rotonde scintillanti). |
La politica per il bene di tutti |
Il Piano Regolatore di Cassinetta di Lugagnano e il suo processo di formazione, è stata una |
specie di cura. |
Ci ha obbligato a rivalutare tutte le azioni amministrative e a rimettere nel giusto ordine di |
priorità le spese che il comune deve sostenere. |
Ha affermato il principio che la terra non è una risorse infinita, non è a disposizione nostra e |
del bilancio comunale, ma è un bene prezioso da noi gestito temporaneamente, che va |
curato a favore delle prossime generazioni affinché ne possano godere i frutti. |
Ripensare l'urbanistica, restituendo dignità alla pianificazione territoriale e rimettendola nelle |
mani del soggetto pubblico, ha comportato un radicale cambio di prospettiva che ha |
modificato completamente il quadro entro il quale si assumono le decisioni che riguardano il |
destino del territorio, siano esse scelte urbanistiche o relative alle infrastrutture. |
L’attenzione, il rispetto e l’oculatezza nella gestione del territorio ha scatenato un’influenza a |
3 |
6 |
0°, in tutte le sfere della politica amministrativa, restituendo lo smalto all'impegno nelle |
istituzioni. |
Ci ha fatto incontrare un nuovo e diverso modo di fare politica. |
Ha condizionato e migliorato la politica stessa. |
L'ha resa più bella, più affascinante, più emozionante. |
Perché le ha fatto ritrovare la prima definizione datale da Aristotele, per il quale la politica è |
l'amministrazione della "polis", la comunità, per il bene di tutti. |
Una bella politica apprezzata dai cittadini che, come già detto, pochi mesi dopo |
l'approvazione del piano regolatore a Crescita Zero, ci hanno riconfermato alla guida di |
Cassinetta di Lugagnano. |
Un'esperienza meravigliosa, resa possibile grazie ad un gruppo di persone straordinarie, che |
hanno rinunciato a molta parte del loro tempo per dedicarsi al bene della comunità: la Lista |
Civica Per Cassinetta. Amici e compagni che nonostante la fatica e i sacrifici che ciò |
comporta, hanno deciso di “cambiare il paese e non di cambiare paese” |
Dall'intervento di Domenico Finiguerra all'Accademia dei Colloqui di Dobbiaco, |
26 settembre 2009 |
“Negli ultimi mesi ho avuto diverse occasioni di partecipare a convegni e dibattiti. E via via, un |
dubbio si è trasformato in certezza. |
Se io e la mia lista civica non ci fossimo presentati alle elezioni amministrative del 2002, |
saremmo rimasti un buon gruppo di pressione esterno, ma nulla di più. Avremmo cercato di |
spingere l’amministrazione a non consumare troppo territorio, sperando nel buon senso, ma |
nulla di più. |
Se non ci fossimo presentati alle elezioni, mettendoci in gioco, non avremmo potuto realizzare la |
nostra piccola esperienza e oggi non sarei qui a parlarvene. |
Cosa voglio dire? Se tutti quelli che si impegnano e si sforzano per mettere in discussione il |
modello di sviluppo vigente e dominante, non organizzano la loro irruzione pacifica nella |
politica; |
se tutte le realtà, i movimenti, le associazioni, gli studiosi, gli amministratori, che contestano la |
società della crescita, del consumismo, del saccheggio del territorio e dei beni comuni, e che |
affondano i propri convincimenti e le proprie azioni nella consapevolezza che bisogna invertire |
la rotta, non passano dalla teoria alla pratica; |
se tutte questi soggetti non escono dalle sale per convegni e dai dibattiti accademici, per |
dedicarsi alla costruzione di una vera alternativa politica e passando all’azione concreta, |
diventando nuova classe dirigente, per compiere direttamente le scelte necessarie al salvare il |
paese e il pianeta; |
se non si compie questo salto di livello verso la politica attiva, saremo destinati ad osservare |
impotenti l’affondamento del Titanic. |
Dobbiamo avere il coraggio non solo di strappare il microfono dalle mani di chi cerca di |
distrarre abilmente i passeggeri ignari della nave, ma anche di prendere il comando della nave |
stessa per poter salvare tutti. |
P |
erché su questa nave non ci siamo solo noi, ma anche i nostri figli e i figli dei nostri figli.” |
Domenico Finiguerra nasce a Milano il 3 settembre 1971. |
Dal 2002 è il Sindaco di Cassinetta di Lugagnano alla guida della lista civica Per |
Cassinetta. |
E' componente del direttivo dell'Assoc i az i one Rete Nuovo Mun i c i p i o e dal |
settembre 2009 del comitato direttivo dell'associazione Comun i V i rtuos i. |
E' promotore, insieme a molti altri, della campagna e del movimento nazionale |
Stop a l Consumo d i Terr i tor i o che il 24 gennaio 2009 ha preso avvio da |
Cassinetta di Lugagnano. |
H |
a contribuito a “ _ _ ___ _ __ __ ___ __ __ _ _ ___ _ ____ _ ____ |
, u _________________________ |
deciso di cambiare il paese e non di cambiare paese, di Marco Boschini e Michele |
Dotti, edito da EMI. |
www.domenicofiniguerra.it |
il Blog del sindaco di Cassinetta di Lugagnano |
Domenico Finiguerra |
TERRA, UN BENE COMUNE DA PRESERVARE |
Il Comune d i Cass i netta d i Lugagnano (MI) è un comune del Parco del Ticino, riserva della Biosfera |
U |
nesco. |
A |
derisce alla Rete dei Comuni Solidali (RECOSOL) e a Mayor for Peace. |
H |
a vinto il Premio Comuni a 5 Stelle edizione 2008 organizzato dall'Associazione Comuni Virtuosi, |
nella categoria “Gestione del Territorio”. |
Il 19 aprile 2009 ha ricevuto presso il Presidio NO TAV di Borgone di Susa, il Premio intitolato a |
B |
runo Carli dal Valsusa Filmfest e riservato ai territori resistenti. |
Il 31 maggio 2009, Report, la trasmissione di Milena Gabanelli, ne ha raccontato l'esperienza |
nell'ambito della puntata curata da Michele Buono “Il male comune”. |
L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio. |
Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio. |
Un cancro che avanza ogni giorno alla velocità di oltre 1 |
Kmq all'anno, 30 ettari al giorno, 2 |
mq al minuto. |
Dal 1950 ad oggi, un'area grande quanto il Trentino Alto Adige e la Campania è stata seppellita sotto il cemento. |
Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non sarà più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. |
Ma nessuno se ne cura. |
F |
ertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono |
quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto. |
N |
on vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni |
edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e |
aeroporti, turistici, civili e militari. |
N |
on si può andare avanti così! |
La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico |
rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità |
culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio |
contenitore indistinto. |
La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata. Curiamola! |
STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO |
Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato |
Etichette:
AMBIENTE,
peschiera,
pioltello,
segrate,
territorio
Iscriviti a:
Post (Atom)