ESSELUNGA, SCHIAVI DEL TERZIO MILLENNIO
Ormai la protesta per il rispetto della legalità, della dignità umana, del diritto sacrosanto ad essere trattati come lavoratori e non schiavi, della legalità nelle retribuzioni e per l'abolizione di un caporalato sommerso ma di fatto esistente, ha prevaricato i confini della nostra città.
Comprendiamo il perchè, l'Amministrazione Comunale, abbia evitato accuratamente di interessarsi, prendere posizione o intervenire, dato che ESSELUNGA sta a Pioltello come nei Simpson la centrale nucleare a SPINGFIELD.
Sconcertante rimane, che nonostante siano passate molte settimane, nessun partito si sia sentito in dovere di esprimere la propria solidarietà ai lavoratori, di verificare ed informarsi su quanto stà avvenendo e sul perchè.
Riusciamo ad immagginare il perchè la Lega Nord non si sia interessata, vista la nazionalità della maggioranza dei lavoratori e la deriva "razzista", che spesso la lega ha dimostrato in certi suoi interventi.
Riusciamo anche a capire perchè, partiti come il PDL, FLI e UDC, abbiano accuratamente evitato di esprimersi e prendere posizione, dato che da sempre sostengono una certa deregolamentazione e liberalizzazione del mercato del lavoro, paladini della precarizzazione, della libertà senza regole di licenziare.
Riusciamo meno a comprendere e giustificare l'assenza dei Sindacati Confederali, del PD, IDV, PSI, che di queste tematiche hanno fatto la loro storia e la loro fortuna, che dei diritti dei lavoratori, del rispetto della legalità, erano da sempre paladini attenti.
Non chiediamo loro, di schierarsi da subito e apertamente come noi in favore dei lavoratori, ma come è possibile che non si sentano in dovere almeno di informarsi, di parlare con queste persone, di verificare se le loro rimostraze e gravi denuncie siano fondate o meno.
Qui, è vale per tutti i partiti, non si sta parlando solo di diritti e statuto dei lavoratori, qui è in gioco il rispetto della dignita umana, della democrazia, della legalità, tutti principi fondamentali della democrazia e di uno stato democratico, di cui voi dovreste essere i rappresentanti e difensori.
TERRITORIO E SOCIETA' PIOLTELLO
Dal Giorno
Turni pesanti, pause brevi. E la dignità?"
180 dipendenti in presidio permanente
Torte e caffé per addolcire l’attesa, sotto la pioggia. Prosegue, nello spazio allestito con tende e fornelletti da campo, la protesta dei lavoratori delle cooperative che operano per Esselunga. Il maltempo non ha fermato l’ennesimo picchetto davanti ai magazzini di Limito, dove nel pomeriggio di ieri sono tornati a radunarsi i lavoratori, sostenuti dal Si. Cobas e dagli attivisti del centro sociale Vittoria.
Qualche momento di tensione si è registrato alle 16 quando gli scioperanti hanno bloccato un furgoncino carico di operai diretti allo stabilimento. «Qui i crumiri non passano», hanno intonato i manifestanti che hanno costretto i colleghi a bordo del mezzo a battere in ritirata. Una guerra tra poveri che è iniziata un mese fa e sembra destinata a proseguire. Attorno al presidio permanente gravitano 180 dei 600 operai in servizio nei magazzini di Limito. I manifestanti appartengono alle cooperative del consorzio Safra che forniscono servizi di facchinaggio alla Esselunga. Gli addetti al carico e scarico sono al 90 per cento stranieri, africani e sudamericani per lo più. Al centro della protesta che è scattata nelle ultime settimane c’è la gestione del lavoro: gli operai lamentano turni pesanti, pause troppe brevi e atteggiamenti rigidi da parte dei capi.
«Se sei un carrellista, devi garantire il ricambio di 18 bancali all’ora - dice Moussa Bamba, ivoriano, 42 anni -. Significa lavorare a cottimo, senza potersi concedere un attimo di respiro. È sfiancante».I turni sono di sei ore e mezza, distribuiti su sei giorni alla settimana. «Chi è a cavallo di due turni ha diritto alla pausa pranzo, ma ha solo 15 minuti per mangiare un panino e andare in bagno», prosegue Moussa. «Nello stabilimento c’è un clima rigido – aggiunge Luis Seclén, peruviano, 55 anni -. In queste condizioni è difficile lavorare con serenità». «Ad aprile sono stato licenziato e non so ancora il perché – ricorda Ezekiel Woryonwon -. Dall’oggi al domani mi sono ritrovato disoccupato, con una moglie incinta di sette mesi».
Rirmi di lavoro duro e maggiore attenzione alle esigenze dei lavoratori: sono queste le richieste dei manifestanti. «Gli operai vogliono condizioni più dignitose, oltre al riconoscimento dell’indennità sostitutiva della mensa», conferma Aldo Milani, coordinatore nazionale del S.i.Cobas, che anche ieri era in prima linea tra gli scioperanti.
Una mobilitazione analoga a quella di Pioltello è scattata l’anno scorso a Cerro al Lambro. A manifestare i lavoratori delle cooperative al servizio della logistica Gls. Anche in quel caso, la protesta era sostenuta dal S.i. Cobas.«Quello delle cooperative – conclude Milani - è un cono d’ombra nel mondo del lavoro. Un contesto dove il nostro sindacato è in prima linea, mentre le sigle maggiori sembrano sparite».
Qualche momento di tensione si è registrato alle 16 quando gli scioperanti hanno bloccato un furgoncino carico di operai diretti allo stabilimento. «Qui i crumiri non passano», hanno intonato i manifestanti che hanno costretto i colleghi a bordo del mezzo a battere in ritirata. Una guerra tra poveri che è iniziata un mese fa e sembra destinata a proseguire. Attorno al presidio permanente gravitano 180 dei 600 operai in servizio nei magazzini di Limito. I manifestanti appartengono alle cooperative del consorzio Safra che forniscono servizi di facchinaggio alla Esselunga. Gli addetti al carico e scarico sono al 90 per cento stranieri, africani e sudamericani per lo più. Al centro della protesta che è scattata nelle ultime settimane c’è la gestione del lavoro: gli operai lamentano turni pesanti, pause troppe brevi e atteggiamenti rigidi da parte dei capi.
«Se sei un carrellista, devi garantire il ricambio di 18 bancali all’ora - dice Moussa Bamba, ivoriano, 42 anni -. Significa lavorare a cottimo, senza potersi concedere un attimo di respiro. È sfiancante».I turni sono di sei ore e mezza, distribuiti su sei giorni alla settimana. «Chi è a cavallo di due turni ha diritto alla pausa pranzo, ma ha solo 15 minuti per mangiare un panino e andare in bagno», prosegue Moussa. «Nello stabilimento c’è un clima rigido – aggiunge Luis Seclén, peruviano, 55 anni -. In queste condizioni è difficile lavorare con serenità». «Ad aprile sono stato licenziato e non so ancora il perché – ricorda Ezekiel Woryonwon -. Dall’oggi al domani mi sono ritrovato disoccupato, con una moglie incinta di sette mesi».
Rirmi di lavoro duro e maggiore attenzione alle esigenze dei lavoratori: sono queste le richieste dei manifestanti. «Gli operai vogliono condizioni più dignitose, oltre al riconoscimento dell’indennità sostitutiva della mensa», conferma Aldo Milani, coordinatore nazionale del S.i.Cobas, che anche ieri era in prima linea tra gli scioperanti.
Una mobilitazione analoga a quella di Pioltello è scattata l’anno scorso a Cerro al Lambro. A manifestare i lavoratori delle cooperative al servizio della logistica Gls. Anche in quel caso, la protesta era sostenuta dal S.i. Cobas.«Quello delle cooperative – conclude Milani - è un cono d’ombra nel mondo del lavoro. Un contesto dove il nostro sindacato è in prima linea, mentre le sigle maggiori sembrano sparite».
di Alessandra Zanardi
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